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DIS-A211

 

Un contributo dell 'associazione Allarme Lingua

L'italiano estromesso anche dalle università

 

di Renato Corsetti* L'incredibile notizia che al Politecnico di Torino chi studia in inglese non paga tasse ha suscitato forti reazioni soprattutto da parte di radicali e di alcune testate giornali­stiche, per la discriminazione linguistica che si è creata ai danni dell'italiano, ma alla fine tutto è rimasto come prima. L'anglificazione dei corsi di laurea con il conseguente degrado del sapere scientifico in lingua italiana procede ineluttabile. Bene ha fatto Michele Gazzola, ricercatore dell'Università di Ginevra, a tornare sull'argomento col suo intervento "L'italiano, lingua tassata ed estromessa dal­l'università" (Cronaca d'A­bruzzo del 27/12/07 pagina Cultura) che ci trova del tutto consenzienti.

Chiunque abbia letto qualcosa di quello che succedeva nelle colonie francesi del Nord-Africa o nelle colonie inglesi in tutto il mondo o anche nelle colonie italiane in Etiopia, Somalia, ecc., ritrova esatta­mente la stessa situazione al Politecnico di Torino adesso ed in Italia. Anche allora, in Tunisia si teorizzava che in fondo il francese era la lingua della cultura e dell'apertura al mondo (e le classi superiori educavano i loro figli direttamente in francese). Nelle colonie inglesi si usava l'espressione "Speak white!" (Parla bianco, parla come parlano i bianchi!), questa espressione, del resto, viene ancora usata dagli anglofoni del Quebec, quando qualche francofono credendo di stare a casa sua, si rivolge in francese ad uno sconosciuto anglofono di passaggio.il rettore del Politecnico non sa, poverino, che sta rispon­dendo a quello stesso invito di "parlare bianco", che gli viene dai "bianchi" del mon­do, che considerano il fatto

che gli studenti di Vercelli o di Biella osino ancora parlare in italiano di cose tecniche un affronto diretto al mondo civile (leggi anglosassone). Cosa credono questi italiani di essere civilizzati anche loro? Non si saranno montati la testa a causa di Dante Alighieri, di Manzoni, o del G8? Il vero problema, comunque, non è il rettore del Politecnico

ma tutto il mondo politico, che abdica alla sua funzione di rappresentante degli interessi dei suoi elettori, e fa passare, tacendone, questa discrimina­zione fatta a cittadini italiani, che pagano le tasse per poi pagare più' tasse, se parlano in italiano. E' la solita storia dei forti con i deboli e deboli con i forti. Dove sono i sindaci leghisti di quelle parti? Quei

sindaci che se la prendono con gli immigrati poveri e che osano parlare di cancro, riferendosi ai mussulmani immigrati, ma di fronte alle prepotenze dei "bianchi", come quella del Politecnico, non osano alzare nemmeno il mignolo. Forse alzano solo la coda per scondinzolare in segno di riconoscenza verso qualcuno che e' più' forte di loro.

Ce' da vergognarsi di essere italiano e di appartenere ad un popolo a cui appartengono tanti autocolonizzatori.

Vadano pure avanti finche' la gente non ne potrà' più' e si ribellerà' come e' successo nei paesi satelliti dell'Unione

Sovietica  appena   hanno potuto. Facciano ora le loro prepotenze e preghino Iddio che la borsa di New York non

ceda subito sotto le pressioni dei mutui. I loro figli saranno quelli che decideranno che ormai e' meglio studiare in

cinese che in italiano.

 

*Psicolinguista Università

di Roma "La Sapienza",

membro Consiglio

scientifico di Allarme

Lingua

 

Cronaca d’Abruzzo 16/1/08