Federico Gobbo è uno dei pochi italiani che può vantare solidi titoli accademici relativi ai problemi delle lingue ed all’esperanto. E’ uno dei pochi ad essersi laureato nel 1998, con una tesi dal titolo: Il dilemma dell'esperanto presso l’Universita’ degli Studi di Torino, in cui è attivo l’insegnamento di interlinguistica ed esperantologia tenuto dal noto linguista Fabrizio Pennacchietti.

Federico Gobbo, che attualmente opera in ambito universitario presso il Dipartimento di Informatica e Comunicazione dell’ Università degli Studi dell'Insubria a Varese, presenta in questo lavoro le alternative di politica o non-politica linguistica, che si presentano all’Unione Europea.

La prima constatazione, basata su cifre e non su impressioni, è che “nell'Unione Europea l'inglese è la lingua ufficiale più usata.

 

Delle proposte in seguito analizzate, la prima è quella del cosiddetto plurilinguismo articolato. L’articolazione è un po’ particolare, in quanto in sostanza, si dice: studiate l’inglese e poi, solo poi, anche altre lingue, quelle dei vostri vicini, quelle classiche, ecc. E’, a mio parere, una posizione perdente in partenza. Per usare la metafora dello zoo, efficacemente già usata da altri, è come dire: lasciate il leone libero di girare per lo zoo, ma poi lasciate anche le gazzelle libere di correrre. E’ sempre meglio che lasciarle in gabbia in attesa del leone.

La seconda soluzione, definita da Gobbo come “la soluzione pragmatica: la lingua 'panterrestre'” è la soluzione dei leoni, di quelli che l’inglese lo parlano come lingua materna. Si riduce a lasciare sia i leoni che le gazzelle nel libero mercato dello zoo. Chi sopravvive, sopravvive. Chi non sopravvive, come l’italiano, non era all’altezza della situazione.

Per fortuna non tutti la pensano allo stesso modo. Gli esperantisti da sempre difendono l’uguaglianza linguistica, ma, si sa, gli esperantisti sono dei pazzi, dicono i leoni ed i loro amici. Pensate che gli esperantisti rifutano la legge del più forte.

Ci sono anche alcuni linguisti lungimiranti ad avere idee simili a quelle degli esperantisti.

Ad esempio Yukio Tsuda, il cui credo è riassunto da Gobbo in “'Stop alla morte delle lingue!': il paradigma dell'ecologia linguistica”.

Questo paradigma si riassume in due principi semplici:

 

1. Diritto alla lingua: nessuno deve imporre una lingua materna ad un altro, quale che essa sia. Questo implica la difesa e la promozione delle lingue minori.

 

2. Equità nella comunicazione. In contesti comunicativi in cui i parlanti hanno lingue diverse, entrambi usino una lingua comune di cui abbiano piena ed ugualmente piena padronanza.

 

Il problema è tutto qui. Non posso a questo punto non finire citando un breve passo dello scritto di Gobbo. “. . . L'egemonia dell'inglese unita al processo di globalizzazione, dice Hagège, dà risultati linguicidi. E lancia il suo j'accuse: stop alla morte delle lingue! Siamo in un momento storico senza precedenti: la globalizzazione rende il mondo sempre piú piccolo, e tende a uniformare tutto in uno standard mediocre. Una specie di fast-food culturale e quindi anche linguistico. Basta dare un'occhiata ai dati: 25 lingue muoiono ogni anno, cioè una ogni 15 giorni, e nel volgere di un secolo metà delle 5000 lingue oggi esistenti saranno estinte.”