Settantacinque anni fa la lingua russa fu inserita nel programma didattico delle scuole medie obbligatorie dell’Unione Sovietica. Da allora è una delle lingue più diffuse nel mondo: è conosciuta da circa 300 milioni di persone, la metà delle quali la considera lingua madre.

Dal momento della sua formazione, nel 1922 l’URSS fu uno Stato multinazionale. Nel 1938 ne facevano parte non solo ucraini e bielorussi, prossimi linguisticamente ai russi, ma anche georgiani, armeni, uzbeki e molti altri. Per un efficace governo del Paese, delle sue forze armate e dell’industria era necessaria una lingua che fosse conosciuta da tutti. Così, il 13 Marzo 1938 fu pubblicata la delibera del Comitato Centrale del Partito e del Governo dell’URSS sull’insegnamento obbligatorio della lingua russa nelle scuole elementari e medie superiori di tutte le repubbliche federali. La decisione ebbe un’importanza immensa per i popoli dell’Unione Sovietica,- dice Alexey Shmelev, Capo dell’Area Cultura del parlare il russo dell’Istituto di Lingua Russa presso l’Accademia delle Scienze Russa:

I cambiamenti erano avvenuti nel senso che una di oltre cento lingue dell’ex Unione Sovietica era risultata obbligatoria per l’insegnamento in tutte le scuole, ovunque si trovassero, a qualunque repubblica appartenessero, e qualunque fosse la composizione etnica della popolazione. Successivamente ciò aveva generato una situazione in cui la conoscenza della lingua russa ebbe un carattere universale. In notevole misura fu una lingua di educazione. Visto che molte scienze nell’URSS esistettero solo “in lingua russa”, per acquisire cognizioni scientifiche era necessario conoscere il russo. Anche oggi nello spazio dell’ex URSS il russo rimane una delle lingue più importanti.

Oggigiorno il russo è la lingua ufficiale in Russia, in Bielorussia nell’Ossezia del Sud e nella sedicente Repubblica Moldava della Transnistria, nonché in una serie di regioni amministrative della Moldavia e dell’Ucraina. Come lingua ufficiale il russo viene utilizzato in Kazakhstan, in Kirgizstan, in Abkhazia. In Tagikistan il russo è indicato nella Costituzione nazionale come “lingua di comunicazione interetnica”. In Uzbekistan il russo viene utilizzato nelle strutture dell’anagrafe.

Dopo la decomposizione dell’URSS alcune repubbliche avevano tentato di eliminare tutti gli elementi russi dalla vita nazionale. In particolare, nelle repubbliche baltiche erano stati chiusi gli istituti d’istruzione russi, anzi era semplicemente pericoloso parlare in russo per strada. Ma è passato del tempo ed ora in Estonia hanno ripreso a funzionare i corsi di lingua russa. Nel paese si recano numerosi turisti russi e per guadagnare con loro occorre conoscere il russo. Per l’Estonia ciò è vantaggioso sul piano economico, per la Russia – sul piano politico. È importante avere un linguaggio comune con i vicini.

L’esplosione dell’interesse per la lingua russa all’estero si è avuta dopo la Seconda Guerra Mondiale. Molte persone avevano voglia di conoscere meglio il paese vincitore, di comprendere come era riuscito a reggere e a sconfiggere il potente nemico. E 15 anni dopo l’interesse per la Russia fu caldeggiato dal volo spaziale di Yuri Gagarin. In quel periodo molti studenti stranieri aspiravano ad acquisire istruzione nell’URSS e, quindi, ad imparare la lingua russa. Attualmente in Russia il numero degli studenti stranieri risulta essere di gran lunga minore. È necessario correggere questa situazione, - ritiene Tatiana Baszhina, docente della cattedra di linguistica teorica ed applicata dell’Università Statale Russa di Scienze Umane - RGGU.

Gli specialisti sono convinti che l’interesse per la lingua russa all’estero non si estinguerà. Almeno perché il russo è una delle sei lingue di lavoro dell’ONU, nonché una lingua ufficiale presso tutta una serie di strutture internazionali. Inoltre, la grande cultura e letteratura russa rimarranno sempre una fonte di attrazione delle persone colte in tutto il mondo. Mantenere questo interesse è un compito dell’attuale generazione di russi!

Articolo originale La lingua russa, un patrimonio dei popoli di Natalja Kovalenko