Questo romanzo, apparso nel 1936, si rivolge esplicitamente al movimento esperantista: il gruppo di cui si parla difatti è appunto un gruppo esperantista, e secondo testimonianze dell’epoca è ispirato al gruppo esperantista di Budapest, a cui apparteneva l’autore, Imre Baranyai, noto con lo pseudonimo Emba. Tuttavia la trama non si ispira ad avvenimenti di quell’epoca, e i personaggi non sono realmente esistiti. Maria vive da sola, e si fa completamente assorbire dalla sua attività all’interno del gruppo esperantista, in cui non riveste nessuna carica ufficiale ma si adatta a tutti i compiti, dalla pulizia dei locali alla stesura di rapporti ufficiali che saranno regolarmente firmati da personaggi più autorevoli ; la vita del gruppo si svolge attraverso episodi banali, fra intrighi amorosi e piccole gelosie di carriera; a un certo punto avviene il furto della cassa, in cui erano stati raccolti fondi per pagare un festino comunitario. L’aspetto interessante, almeno per gli esperantisti di quell’epoca, è che viene messo in contrasto il funzionamento banale di questo gruppo con quello di un altro gruppo esperantista della stessa città. Era l’epoca in cui aveva preso piede un movimento esperantista “dei lavoratori”, spinto da Eugène Adam (pseudonimo Lanti), e costituito nel 1921 in un’associazione, che nel nome SAT (Sennacieca Asocio Tutmonda, cioè Associazione Mondiale Anazionale) non metteva in primo piano il concetto di classe sociale, ma quello di contrasto al nazionalismo; questa associazione non intendeva (e non intende) svolgere attività di diffusione o insegnamento dell’esperanto, ma usare l’esperanto per dare corpo a principii comuni al proletariato anche attraverso un’attività editoriale di libri e riviste (tuttora i principali dizionari di esperanto sono editi dalla SAT). Si era venuto formando un dualismo fra il movimento esperantista cosiddetto “neutrale” e quello “proletario”, e questo anche nella città di Maria; inutile dire per quale batteva il cuore di Emba, per cui solo il secondo aderiva alle idealità dell’esperanto; ma la sua protagonista, Maria, silenziosamente partecipava ad entrambi, come si apprende soltanto dopo la sua morte.