Il processo europeo d’integrazione si perfeziona di anno in anno, così ci avviciniamo a un’autentica unione e consolidamento dell’intera Europa.

 

Tuttavia c’è un ostacolo: abbiamo un inno, una bandiera e una moneta comuni, il problema è solo accettare anche una lingua comune, argomento di cui si discute molto. Senza la possibilità di comprendersi attraverso un idioma semplice e neutrale gli europei rimarranno stranieri tra loro e non ci sarà una vera unione.
Com’è al momento la situazione? Nel parlamento europeo il principio di uguaglianza si estende su circa una quarantina di lingue, poiché accanto alle lingue nazionali si affiancano altre minoranze linguistiche. Ciò nonostante esistono lingue più “uguali” come il francese, il tedesco, lo spagnolo e l’italiano. Sulla presunta “uguaglianza” è testimone il fatto che quando si stipulano convenzioni in lingua inglese e, ad esempio, polacca, solo il testo in inglese è obbligatorio mentre quello in polacco è un ornamento. Si è pensato di risolvere in altro modo il complicato problema (per traduzioni e costi) nell’aprile del 2004: è stata organizzata una votazione per scegliere una lingua comune per l’Europa. Sono state proposte alcune lingue nazionali che hanno ricevuto però una quantità trascurabile di voti. Per l’esperanto si è avuta la maggiore votazione (dal 43% dei deputati). Sono stati organizzati anche sondaggi su internet (www.freewels.com/international-languages) che hanno raggiunto il 70% di risposte favorevoli all’esperanto. I risultati hanno provocato il panico nel forte ed influente gruppo degli anglofoni. Per sminuire questi voti a favore dell’esperanto Leonard Orban, commissario dell’Unione Europea per gli affari del multilinguismo, ha dato il via ad una speciale commissione formata dai rappresentanti del “British Council”, dell’“Instituto Goethe” e del “Centro di diffusione della lingua e cultura francesi”, quindi istituzioni evidentemente non obiettive, interessate solo alla diffusione delle proprie lingue nazionali. La commissione ha presentato conclusioni non molto pratiche: ogni europeo per comunicare dovrebbe per tutta la vita imparare le lingue straniere. La richiesta essenziale della commissione è stata quella di presentare lo scrittore Józef Konrad Korzeniowski come modello da imitare – la cui lingua madre era il polacco ma viaggiando per il mondo acquisì una pari padronanza del francese, scrisse una prosa squisita in inglese e trattò queste lingue come la propria. Così tutti gli europei dovrebbero accettare l’inglese come la propria lingua.
Oltre all’inglese esiste una predominanza di fatto – per quanto non altrettanto marcata – del tedesco, francese, spagnolo e perfino dell’italiano. Anche la Polonia aspira a far parte di queste nazioni privilegiate. L’ex ministro per la cultura Zdzisaw Podkanski ha proposto, in un forum, che il polacco rappresenti i paesi slavi e venga riconosciuto come la sesta lingua dominante in Europa.
Il mito della diffusione universale dell’inglese è smentito dal fatto che in Europa l’inglese è parlato da un gruppo ristretto di persone ed inoltre le ex-colonie tendono a promuovere le proprie lingue nazionali. Il linguista Claude Piron, conoscitore di molte lingue, ha sostenuto che la lingua inglese è piena di omonimie, difficile nella pronuncia e nella grafia. La sua opinione è che perfino un’istruzione di molti anni non garantisce una buona padronanza di questa lingua.
Torna alla mente l’incidente avvenuto nel settembre 2007 all’aerodromo di Vancouver, dove il polacco Robert Dziekanski è stato assassinato dalla polizia solo perché non conosceva l’inglese e non era capace di comunicare con i poliziotti.
Nel forum del commissario dell’Unione Europea per gli affari multi linguistici Leonard Orban (http://forums.rc.e ropa.e /multilingualism.languages-for-young-people) sul tema “Importanza delle lingue straniere” hanno votato più di 825 persone da tutta l’Europa ed è risultato l’esperanto la lingua più votata.
L’idea sulla facilità dell’esperanto e sull’opportunità di introdurlo nelle scuole domina ancora di più in altri siti web relativi a questo dibattito, soprattutto in paesi come Germania, Francia e Gran Bretagna. Perfino gli inglese, che non amano imparare lingue straniere, sorprendentemente lo imparerebbero volentieri.
Se appoggeremo in modo acritico l’idea della dominazione dell’inglese in Europa, in un futuro prossimo potremo condividere la sorte delle popolazioni indiane che attualmente comunicano solo in inglese, spagnolo e portoghese in quanto non conoscono più le loro lingue originali.