Leggendo il titolo, e confrontandolo con quello del sunto precedente, si potrebbe pensare che si tratti di un romanzo appartenente alla corrente(nuova in esperanto ma già praticata in altre letterature),della storia “come se”, cioè su come sarebbe andate avanti  le cose se si fossero  verificati certi avvenimenti, in realtà non avvenuti..In realtà è molto improbabile che l’autrice di questo breve romanzo, Spomenka Śtimec, nata e vissuta in Jugoslavia (ora in Croazia),  e partecipante in prima linea al movimento esperantista sia in sede locale che nell’UEA,  potesse condividere esperienze col movimento esperantista in Russia. La sua produzione letteraria precedente questo romanzo era stata soprattutto autobiografica, in particolare col romanzo Ombro sur interna pejzaĝo (Un’ombra su un paesaggio interno), in cui questo” interno” è un po’ una sintesi fra “interiore e “intimo”. In questo Hodler en Moŝtar (Hodler a Mostar) si può essere tratti in inganno dal riferimento a Hektor Hodler, che gli esperantisti ricordano come il fondatore dell’UEA, ma si tratta di un personaggio secondario che figura per un tempo abbastanza breve: il Hodler di cui si parla è Ferdinand, padre del noto esperantista, ma molto più noto nel mondo dell’arte come uno dei pittori svizzeri più rappresentativi dell’inizio del secolo scorso. Anzi,  Il personaggio principale, più ancora di Ferdinand, è la sua modella e compagna Jeanne Charles, che,lasciato il pittore, porta con sé una ricca collezione d suoi dipinti (che peraltro avevano un valore non trascurabile, e che ora si trovano in una galleria di Sarajevo); la firma di Ferdinand, all’epoca della stesura del libro, si trovava su  due biglietti di banca della Jugoslavia. È un romanzo godibilissino, ricco di eventi e di situazioni, un vero gioiellino della letteratura esperantista.