Dopo il Politecnico di Milano, dove dal 2014 esisteranno solo corsi di laurea magistrali interamente in lingua inglese, è la volta dell'Università Ca' Foscari di Venezia che, sulla scia della tanto auspicata inglesizzazione, bandirà dal prossimo anno accademico gli studenti che non saranno in possesso del certificato che attesti la loro conoscenza dell'inglese.

«Si tratta di una palese e gravissima negazione del diritto a studiare in Italia in italiano e della libertà di scelta della lingua straniera da apprendere. È impensabile che il rettore Carlo Carraro utilizzi la conoscenza della lingua inglese per avere 'studenti più selezionati', come lui stesso afferma, come se questo fosse un filtro neutro che non discrimina nessuno.

Favorisce invece sempre di più le nazioni lingua madre inglese e segna il fatto che si sta ormai galoppando verso la secessione per via linguistica delle Università del Nord.

Esse in blocco decidono di rinunciare sempre più all'istruzione in italiano optando per quella in inglese, come se l'inglese fosse la nuova 'terra nullius', la terra di nessuno, invece che una lingua nazionale portatrice di interessi economici e politici, non viatico d’internazionalizzazione bensì di colonizzazione». Questo il commento del Segretario dell'Associazione Radicale Esperanto Giorgio Pagano.

 

«È sconcertante che la distruzione dell'istruzione superiore in lingua italiana e, di conseguenza, per i giovani, l'impossibilità di acquisire un'adeguata formazione nella loro lingua madre, venga promossa dallo stesso ministro dell'Istruzione Profumo, e perseguita dai rettori di alcune fra le più importanti Università d'Italia, come il Politecnico di Milano e la Ca' Foscari - prosegue Pagano - Siamo veramente all'assurdo: coloro che più di chiunque altro dovrebbero creare le condizioni per far sì che i nostri giovani non siano costretti a fuggire dal Bel Paese, fanno di tutto affinché la fuga diventi l'unica alternativa. E' palese, infatti, che puntare sull'istruzione in lingua inglese è deleterio sia perché la formazione in una lingua che non è la propria è inevitabilmente più scadente, sia perché tutto questo non fa altro che consegnare il nostro Paese, anima e corpo, alla colonizzazione angloamericana».

«Sarebbe ora che tutti quanti questi signori, compreso il neo adepto profumiano Carraro, la smettessero di collaborare al disfacimento delle nostre Università, adoperandosi, al contrario, per dare un'effettiva chance ai nostri giovani, che non dovrebbero sapere l'inglese per poter avere accesso alle università pubbliche e suolo italiano. L’internazionalizzazione si fa rilanciando e promuovendo la cultura e le eccellenze italiane in patria e all'estero in lingua italiana, e non in una lingua altrui, che alla fine nega gli studi a studenti italiani per favorire gli stranieri. Chi pensa che questa sia la strada giusta è un illuso o a ha cuore interessi ben diversi da quelli degli italiani», conclude il Segretario dell'Era.