In occasione del 75° anniversario della liberazione di Auschwitz e delle vittime dell'Olocausto, la Federazione Esperantista Italiana (http://www.esperanto.it) rende omaggio alla memoria dei milioni di persone perseguitate e uccise per la loro appartenenza religiosa, culturale o etnica.
Zamenhof, il creatore dell'esperanto, era un ebreo di Bialystok, una città allora parte dell'Impero Russo, oggi della Polonia. Il suo desiderio era che i popoli potessero comunicare e capirsi attraverso una lingua neutrale. Nel 1887 pubblicò a Varsavia il primo opuscolo della lingua internazionale esperanto. Allo scoppio della prima guerra mondiale, lanciò un ultimo e disperato “Appello ai diplomatici”, sottolineando che “ogni paese deve appartenere moralmente e materialmente a tutti i suoi abitanti naturali e naturalizzati, qualsiasi sia la loro lingua, religione o supposta provenienza”.
La Storia, purtroppo, ha avuto un altro corso. Zamenhof si spense a Varsavia nel 1917. Trent’anni più tardi, quasi tutta la sua famiglia veniva sterminata nei campi nazisti. Molti sostenitori dell’esperanto ebbero lo stesso triste destino.
Il ricordo del passato sia, quindi, sempre vivo monito: solo il rispetto dei diritti umani può garantire all'umanità un futuro sostenibile. Perché queste atrocità non si ripetano mai più.