09.12.2003 AlpAzur

A Campitello la sede dell’Istituto di esperanto, lingua internazionale

Poche persone sono a conoscenza che a Campitello di Marcaria esiste la sede dell'Istituto italiano dell'E­speranto. Qui è possibile imparare questa lingua singolare e inusuale. La base per l'esperanto fu pubblicata nel 1887 dal dottor Lejzer (Ludovico) Zamenhof, un oculista ebreo di Varsa­via. L'idea di una lingua internazio­nale pianificata, intesa non come rim­piazzo delle lingue etniche bensì co­me lingua extra, seconda per tutti, non era una novità. Comunque, Zamenhof comprese il fatto cruciale che una lingua per svilupparsi deve esse­re usata da una collettività. In accor­do a ciò l'abbozzo della sua proposta consisteva in una grammatica mini­ma e un vocabolario di 900 parole, alcuni esempi di testi in poesia e in prosa, e un persuasivo saggio intro-duttivo. Su questa duttile base l'espe­ranto spiccherà il volo diventando una lingua pienamente sviluppata con la sua comunità di parlanti sparsa su tutto il globo. Oggi l'esperanto sta godendo di una rinnovata attenzione da parte degli operatori politici in un mondo post-guerra fredda segnato sempre più da un'attenzione naziona­le e internazionale ai diritti delle mi­noranze linguistiche e delle diversità culturali. Nel luglio 1996 il "Nitobe Symposium of International Organi-zations" ha riunito un gruppo di esperti indipendenti a Praga, Repub­blica Ceca, i quali hanno esaminato lo stato attuale dell'esperanto esor­tando ad includerlo nei dibattiti odierni sui diritti e sulle politiche lin­guistici. In separata sede, oltre 7000 esperantofoni firmavano il Manifesto di Praga, un moderno documento programmatico in cui si sostiene, tra l'altro, la democrazia linguistica e la salvaguardia del pluralismo linguisti­co. Ma come s'impara l'esperanto? Poiché la competenza per comunica­re in lingua può essere acquisita rapi­damente, l'esperanto rappresenta una propedeutica ideale allo studio delle lingue straniere. In pochi mesi gli scolari iniziano ad usare l'esperanto per corrispondenza o in gite scolastiche. Gli effetti positivi dello studio sia della prima che delle lingue se­conde sono suggeriti da evidenza a livello sia sperimentale che aneddoti­co. Nonostante il contributo poten­ziale al curriculum linguistico, co­munque, l'esperanto raramente viene incluso nell'insegnamento nazionale o nelle politiche linguistiche (salvo l'Ungheria, dove può essere studiato come parte del corso di studi della scuola secondaria superiore; in Italia c'è una cattedra di Esperantologia al­l'Università di Torino). La maggior parte delle persone che imparano, pertanto, lo fanno da autodidatti, per corrispondenza (sia con la posta ordi­naria che con quella elettronica) o at­traverso i gruppi locali. Libri di testo e materiali per autodidatti esistono in oltre un centinaio di lingue. La sede dell'Istituto è a Campitello in via Montanara Sud al numero 91. Per ul­teriori informazioni, inoltre, è possi­bile scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

LA GIORNATA EUROPEA DELLE LINGUE

In occasione della Giornata Europea delle Lingue, la conferenza stampa tenuta dal dottor Andrea Chiti Batelli, politologo esperto dei problemi della comunicazione e di interlinguistica, presso il Partito Radicale su "Quale politica d'insegnamento delle lingue per l'Unione europea? " è apparsa, più che una celebrazione, una commemorazione delle lingue etniche e delle culture nazionali, destinate, con l'imposizione in ogni campo dell'inglese, a sicura morte.

L'avanzata dell'angloamericano, in effetti, appare inarrestabile cosi come appare ineluttabile la progressiva erosione delle lingue nazionali europee, che saranno confinate ad un ruolo sempre più incerto e stentato fino all'estinzione. «Lo dice la sociolinguistica», sostiene da sempre Chiti Batelli, «con le sue leggi drastiche quanto incontrovertibili. E con le lingue diverse dal! 'inglese (io penso, però, che anche l Inglese necessariamente avrà un forte decadimento) subiranno un colpo mortale tutte le culture europee».

La gente comune non percepisce il pericolo incombente né lo percepiscono -ahinoi- i responsabili della vita politica e di pensiero, che non si rendono conto della sempre maggiore accelerazione che avrà l'effetto devastante dell'inglese comune fino al punto di non ritorno.

Chiti-Batelli critica il «miraggio del plurilinguismo», prospettato come unica soluzione del problema, che giudica il più inconsistente e irrealizzabile.

Il relatore, a questo punto, rilancia la proposta dallo stesso avanzata anni addietro -e sostenuta anche dai radicali- di convocare una Conferenza Europea Permanente sulle Lingue, destinata a riunirsi periodicamente per esaminare le varie opzioni e avanzare proposte non solo in ordine all'insegnamento ma a tutto il problema della comunicazione nell'Unione Europea.

«Tra le opzioni» -sostiene Chiti Batelli- «occupa un posto di rilievo, anche se trascurato dai politici e dagli intellettuali, la lingua internazionale esperanto che, oltre ad avere un notevole valore propedeutico per lo studio di altre lingue (come dimostrato da studi condotti in istituti universitari tedeschi di pedagogia cibernetica), offrirebbe l'indubbio vantaggio, se usata come interlingua, di risolvere il problema della comunicazione in modo equo e non discriminante.»

Il testo integrale della relazione si può leggere e scaricare da http://www.disvastigo.it/radicali.html o richiedere a Giorgio Bronzetti Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

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