Oggi alla Risiera la cerimonia ancora una volta in mezzo a velenose polemiche. Il console sloveno scrive a Dipiazza: «E’ un simbolo per tutti noi»
«La Giornata della memoria non crei altre divisioni»
Intanto il presidente della comunità ebraica svela: «Il sindaco non aveva tempo per ricevermi»


Rischia di aprirsi addirittura una crisi internazionale con Lubiana sulla celebrazione triestina della Giornata della memoria che si tiene stamattina alle 11 in Risiera, un’altra volta in mezzo a velenose polemiche. Saputo dell’esclusione dalla cerimonia di qualsiasi intervento in sloveno, il console di Slovenia a Trieste, Jadranka Sturm Kocjan, si è rivolta ieri, domenica, sia telefonicamente che tramite lettera, al sindaco Roberto Dipiazza e al prefetto Vincenzo Grimaldi.
«La Slovenia - ha detto la console - segue con preoccupazione il comportamento delle autorità triestine e in particolare del sindaco relativamente alla celebrazione della Giornata della memoria. Spera che non si arrivi a creare nuove divisioni tra i cittadini di Trieste e chiede che anche gli sloveni possano celebrare i loro morti nella lingua materna. La Risiera di San Sabba, monumento nazionale italiano - ha detto ancora Jadranka Sturm Kocjan - è al medesimo tempo un simbolo per tutti gli sloveni (e non solo per la minoranza slovena che vive nel Friuli Venezia Giulia) che a migliaia sono stati lì uccisi assieme agli ebrei.»
Il neopresidente della comunità ebraica di Trieste, Andrea Mariani, ha rivelato ieri di essersi recato personalmente giovedì in municipio nella speranza di poter incontrare il sindaco Dipiazza. «La segretaria mi ha risposto - ha riferito - che stava saltando da una riunione all’altra e che non poteva ricevermi.» Mariani ha così dovuto lasciare in segreteria la lettera con cui la stessa Comunità ebraica, le associazioni di deportati e partigiani Adei, Aned, Anpi e Anppia, l’Istituto di storia del movimento di Liberazione e la cooperativa Bonawentura chiedevano al sindaco di far seguire alla sua allocuzione, una traduzione e lettura in lingua slovena. Analoghe richieste erano state fatte ufficialmente dalla Confederazione delle organizzazioni slovene (Sso), dall’Unione culturale economica slovena (Skgz), dalla Cgil.
A queste pressanti richieste il Comune ha risposto con una nota in cui si afferma che «saranno a disposizione delle copie, scritte e tradotte anche in lingua slovena, dell’intervento ufficiale del sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza.» «Non bastano certo due ciclostilati per lavarsi la coscienza», ha commentato Igor Canciani, segretario provinciale di Rifondazione comunista e ha annunciato per oggi la defezione totale dei suoi. Un invito «a lasciare la cerimonia se ci sarà l’onorevole Menia, ma anche se il sindaco (come ha fatto sapere) escluderà per la prima volta l’intervento in lingua slovena», lo ha fatto ieri il noto esponente della minoranza Primoz Sancin. Sfiora il provocatorio invece l’idea lanciata da Edvige Ackermann dell’Associazione esperantista triestina: «Caro sindaco, perché non usa per questo discorso, ma anche per altri in situazioni similari, la lingua internazionale esperanto?»
Quella appena passata è stata una notte certamente difficile per il sindaco che secondo la sensazione di qualche politico per evitare una situazione difficile a livello internazionale potrebbe essere indotto a inserire due parole in sloveno all’interno del proprio discorso. L’anno scorso del resto sarebbe stato proprio il suo intervento ad aggirare il muro contro muro che si era creato tra l’assessore Roberto Menia e la minoranza slovena. Presente anche il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, Amos Luzzatto, aveva parlato in sloveno Ada Jerman, deportata a Ravensbruck. Per la prima volta quest’anno dunque lo sloveno sta per essere bandito dalla Risiera, segno che Dipiazza ha cambiato idea o che Menia ha ancora aumentato il proprio peso politico.
La cerimonia in Risiera in comincerà alle 11 con la deposizione di corone d’alloro. Poi l’intervento del sindaco e i riti religiosi (cattolico in italiano e sloveno, ebraico, serbo-ortodosso e greco-orientale). Quindi Diamantina Salonicchio deportata a Bergen Belsen consegnerà un’ampolla con la terra di Gerusalemme.
Silvio Maranzana