Oggi, con un ritardo di oltre 50 anni dall’entrata in vigore della Costituzione Italiana- il cui Art.6 “tutela, con apposite norme le Minoranze Linguistiche”- abbiamo finalmente una Legge Nazionale, la N° 482 del 15 Dicembre 1999, nonché,  la Legge Regionale 15/03( con le sue “appendici”), ed il D.P.R. 345/01. Ma, qual è lo stato attuale della lingua greco-calabra nell’Area Grecanica? Quali sono i “limiti”  ed i territori ammessi a tutela?  E quali veramente ellenofoni? 

Amministrativamente, l’Area Grecanica comprende  16 Comuni che da Reggio e Cardeto si “spalmano”, da occidente ad oriente, nella fascia pre-aspromontana e nella costa ionica fino al Comune di  Samo. Questa organizzazione politico-amministrativa non rispecchia, comunque, quelli che sono gli effettivi  “confini linguistici”, per cui bisogna distinguere i territori dove ancora persiste l’antico idioma,  da quelli in cui l’ellofonia è pressoché estinta,  “specificando” che esiste una “Area Culturale Grecanica” , che ha nel suo “cuore”,  quel  “ diamante incastonato” che è l’Isola Ellenofona  o Grecofona, testimonianza vivente di un mondo linguistico che è stato per secoli e secoli, “denominatore comune” non solo dell’attuale Area Grecanica ma di  gran  parte dell’intera Calabria. Questi Comuni  “ellenofoni” sono: Bova , Bova Marina, Condofuri( con Gallicianò), Roghudi e Roccaforte del Greco: piccoli paesi in cui oggi, più che mai, è importante riscoprirne le “radici”che svelano,  anche ad un visitatore un po’ distratto, il carattere che rende unica questa terra : la “grecità”!  “ Rize”, spesso trascurate dalle poche “memorie di carta” di questa terra, ma che è necessario salvaguardare affinchè si ponga un argine e  si  arresti la “diaspora”, “la “emorragia”, l’abbandono  dell’entroterra, con il  favorire  la permanenza , in questi siti, dei “parlanti”,  delle  loro famiglie e dei loro concittadini.  Si può dire che Bova, e-  con encomiabile sforzo- anche Gallicianò’, siano stati in tal senso, antesignani, in quanto hanno scommesso sulla antica lingua e cultura dei Padri ( “in loco”),  riuscendo, così facendo,  anche  a  valorizzare in maniera esemplare, emblematica,  quelli che sono considerati,  a ragione,  due fra i “Borghi più belli d’Italia”.
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