La Repubblica del 14/8/06

Il latino la lingua ufficiale nel mondo in un futuro non tanto lontano. Un sogno? No per l'Osservatore Romano, che rilancia l'idea e parla del latino come ideale lingua se si vuole rispondere all'esigenza di individuare un "idoneo strumento di comunicazione internazionale" posta in generale dal processo di globalizzazione e in particolare dalla realta' dell'Unione Europea i cui Paesi hanno ininterrottamente usato il latino per circa venti secoli e il cui motto ufficiale anche oggi bellamente suona nella stessa lingua: "In varietate concordia", come del resto quello degli Stati Uniti, cioe' "E pluribus unum". Non e' di tutti giorni un'iniziativa simile del quotidiano della Santa Sede, ma oggi la questione - "La questione del latino", come scrive Mario Gabriele Giordano nell'elzeviro in terza pagina - viene riproposta con forza. Dando sicuramente il "la" ad un dibattito, non solo ferragostano. Nell'articolo si sottolinea infatti che se e' vero che in un recente passato - gli anni Sessanta e Settanta - si elimino' il latino dai programmi della scuola dell'obbligo "con decisioni assunte non certo per improponibili ragioni culturali o didattiche ma per ragioni ideologiche o, piu' impropriamente, demagogiche", e' altrettanto vero che in Europa e nel mondo, il latino veniva invece fatto oggetto di una crescente attenzione attraverso concrete iniziative di studio e di diffusione. In Finlandia, per esempio, circa dieci anni fa veniva addirittura creata una radio, "Nuntii latini", che tuttora trasmette aggiornati notiziari redatti nella lingua di Cicerone destinati non certo a perdersi nel vento ma a raggiungere persone in carne ed ossa. L'articolista dell'Osservatore sottolinea inoltre come in Italia lo studio del latino fu bollato come residuo di una concezione elitaria della scuola e come elemento di discriminazione sociale all'interno del processo educativo. E questo "palese pregiudizio maturato nel particolare clima politico del tempo" venne tra l'altro a sacrificare - scrive Giordano - la funzione strumentale dello studio del latino "quale occasione di riflessione sulla natura e la dinamica della struttura linguistica in generale con la ben nota conseguenza di una diffusa e persistente ignoranza nell'uso scritto dell'italiano".

La Repubblica agosto 2006