Intervista con don Roberto Spataro, segretario della nuova Pontificia Accademia di Latinità istituita da Benedetto XVI

Con la pubblicazione del motu proprio che istituisce la Pontificia Accademia di Latinità, Benedetto XVI ha voluto sottolineare come oggi, nel contesto di un generalizzato affievolimento degli studi umanistici», appaia concreto «il pericolo di una conoscenza sempre più superficiale della lingua latina, riscontrabile anche nell’ambito degli studi filosofici e teologici dei futuri sacerdoti». Vatican Insider ha intervistato il latinista salesiano don Roberto Spataro, che Papa Ratzinger ha nominato oggi segretario della nuova Accademia

Don Roberto, che senso ha istituire un’Accademia per il latino nell’epoca di twitter? Non rischia di essere un’operazione nostalgica?

«Le rispondo anzitutto con un’osservazione: Twitter è uno strumento che impone una comunicazione rapida. Il latino, a confronto delle lingue moderne, per esprimere un concetto, in genere, adopera meno parole. Se dico in inglese “the corruption of the best one is horrible”, in latino, al posto delle otto inglesi, sono sufficienti tre parole: corruptio optimi pessima. Il latino è una lingua che aiuta a pensare con chiarezza, precisione e sobrietà. Tuttavia, il motivo principale che ha spinto il Santo Padre ad istituire questa Accademia è ancora più profondo: non si può e non si deve spezzare il legame con le radici della cultura umanistica che si è espressa in latino, nata nel mondo greco-romano, fiorita con il Cristianesimo, approfondita dall’Umanesimo, e che ha prodotto un patrimonio eccezionale di scienza, di sapienza, di fede».

Leggi l'articolo di Andrea Tornielli - vaticaninsider.lastampa.it