L’IDEA DEL MULTILINGUISMO: “La lingua dell’Europa è la traduzione”, afferma Umberto Eco in un suo breve saggio sulle lingue. Prendiamo questo come punto di partenza per capire qual è lo spirito e l’idea che animano ilmultilinguismo europeo: la scelta politica ufficiale che, pur trovando appoggio in tutta l’intellighenzia europea “moderata”, trova ostacoli da tutte le parti e ad ogni momento.

Il concetto del multilinguismo europeo non è nato solo perché la conoscenza linguistica è necessaria nei settori bancari, turistici, editoriali, di vendita, nelle pubbliche relazioni, commercio, comunicazione, logistica, pubblicità, giornalismo… ecc. ecc. non è cioè solo una questione di lavoro e competitività, ma un’idea che punta alla stessa realizzazione dell’Europa come entità reale, politica e culturale. L’idea di base è giusta scientificamente e condivisibile per molti aspetti: conoscere una o più lingue straniere – ogni lingua descrivendo la realtà con un “sistema diverso” – è il primo passo per relativizzare le proprie concezioni. Partendo da questo si capisce, ed è vero, che parlare le lingue significa essere in grado di aprirsi a culture e a mentalità diverse. Sapere tutti più lingue, insomma, è fondamentale per una conoscenza reciproca, per l’integrazione di tutti i popoli a livello Europeo.

Per questo motivo l’UE non solo promuove programmi come Erasmus Socrates e Leonardo, scambi tra studenti, gemellaggi tra città. Anche le Scuole, secondo le intenzioni Europee, dovrebbero garantire agli studenti un insegnamento di almeno due lingue straniere, considerate come strumenti essenziali per l’integrazione e per affrontare le concrete condizioni lavorative, rendendo gli studenti competitivi sul piano internazionale. L’intento è quindi quello di incoraggiare l’apprendimento delle lingue, la diversità linguistica e promuovere, come obiettivo ultimo,un’economia multilingue.

C’è stato nella storia un esempio reale di cittadini multilingui, anche se per motivi e necessità diverse da quelle che dovrebbero formare il cittadino europeo oggi. Durante la Guerra fredda, infatti, i libri dell’Europa occidentale non erano tradotti nelle lingue slave parlate nei paesi del Patto di Varsavia. Quindi un polacco che avesse voluto leggere l’ultimo libro di uno scrittore francese doveva procurarselo in lingua originale: questo ebbe il risultato che alla caduta del Muro, grazie a questa “sete letteraria”, i cittadini dell’Est in grado di capire e parlare due o tre lingue europee erano molti di più rispetto agli europei dell’Ovest. Erano dei multilingui ante litteram, cittadini europei. All’epoca della Guerra Fredda erano i libri; oggi, questa funzione potrebbe esser svolta dalle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione di massa.

Leggi l'articolo di Antonio Marvasi per newnotizie.it