Intervista con il direttore del Servizio lingua sarda della Regione: «Non è un’accozzaglia di dialetti. Bisogna liberarsi dagli stereotipi e dai pregiudizi diventati, purtroppo, senso comune»


CAGLIARI. Il dibattito sulla lingua sarda soffre, da tempo, della sindrome del criceto. Pedala freneticamente sulla ruota, alimentato dalle foglie di insalata fornite con generosità da intellettuali, linguisti, accademici, media, e non va da nessuna parte. Una coazione a ripetere che costringe a riproporre sempre lo stesso modello, prigioniero di luoghi comuni, tanto deboli quanto immarcescibili, e a ripartire sempre dallo stesso punto: la terra di nessuno delle dicerie, dove langue, esausta, una lingua che secondo l'Europa è destina a scomparire entro pochi decenni.

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