Allarme lingua italiana-Lettera a D'Alema e Fioroni di Allarme Lingua Ministro degli Affari Esteri

On. Massimo D’ALEMA

Palazzo della Farnesina

00100 R O M A

Ministro della Pubblica Istruzione

On. FIORONI

Viale Trastevere

00100 R O M A

OGGETTO: Allarme lingua italiana

Quale direttore dell’ Associazione Allarme Lingua, impegnata da tempo nella difesa della lingua italiana dalle quotidiane aggressioni straniere, in particolare dall’ inglese, che sta mettendo a rischio il multilinguismo previsto nei Regolamenti dell’Unione Europea, mi rivolgo a due autorevoli Ministri della Repubblica Italiana per sollecitare una decisa presa di posizione di carattere costituzionale nei confronti di iniziative che vedono sempre più in difficoltà la sopravvivenza della lingua italiana e la sua diffusione nel mondo.

Non sembri eccessiva questa nostra preoccupazione che anche le SS.LL. saranno pronte a condividere venendo a conoscenza, se non lo sono già, di alcune particolari situazioni che si stanno verificando in Italia ed all’Estero.

Segnaliamo, in particolare modo e prima di tutto, quanto sta accadendo in Uruguay, nazione sudamericana che ospita non pochi connazionali là emigrati nel tempo in cerca di un lavoro e di una diversa dignità sociale e che rappresentano il 40 per cento della popolazione.

L’Associazione Uruguayana Docenti di Italiano (A.U.D.I.) che ha sede a Montevideo, ha indirizzato in data 20 novembre 2006 una lettera al Presidente dell’Accademia della Crusca prof. Francesco Sabatini, nella quale si esprime tutta la preoccupazione perché il CO.DI.CEN., l’istituzione statale che si occupa dell’educazione pubblica, ha deciso, per motivi ignoti, di eliminare la lingua italiana, inclusa come disciplina d’insegnamento nel 1942, dal piano di studi che entrerà in vigore nel 2007 in tutte e Scuole superiori statali e nel 2008 da tutti gli istituti scolastici privati.

All’A.U.D.I., che lamenta come in questa maniera “senza alcun argomento pedagogico siffatta decisione elimina non solo una finestra aperta sulla cultura italiana, ma anche una concezione delle lingue straniere e una possibilità d’arricchimento intellettuale delle classi meno vantaggiate” e che ha richiesto anche l’intervento della nostra associazione, esprimiamo la più convinta solidarietà per la mobilitazione avviata contro tale provvedimento e ci rivolgiamo ai Ministeri che più hanno a cuore l’immagine della cultura italiana nel mondo perché anche il Governo faccia sentire la sua voce contro tale ingiustificata e offensiva eliminazione della lingua italiana dalle discipline d’insegnamento. Un eventuale silenzio e la mancata presa di posizione su tale delicato argomento sarebbe segno di accettazione passiva di una mortificante offesa all’intera nazione italiana, che pure ha contribuito e contribuisce con tanti connazionali allo sviluppo economico, sociale e culturale dell’Uruguay.

Confidiamo senz’altro in concreti passi a livello istituzionale per bloccare questo provvedimento.

In Italia c’è da temere, dopo quanto sta avvenendo per PosteItaliane, dopo che nessuno ha sentito il dovere di protestare per la “scomparsa” dei francobolli sostituiti da un anonimo bollo di “posta prioritaria” dalla normale corrispondenza (un modo per aumentare il prezzo della spedizione di lettere e cartoline!) che prima di andare in un Ufficio Postale si debba fare un corso accelerato di lingua inglese, piuttosto complicato per i tanti anziani pensionati che si recano agli oltre 8.000 sportelli sparsi per la penisola per ritirare il vitalizio mensile.

Alcune direttive di PosteItaliane introducono negli uffici indicazioni come Business, Postepay, Posteshop, Postedays, PosteOffice, marketing, shopping, e denominazioni come Chief financial office o president senior e così via per indicare gli incarichi dei responsabili di organismi e servizi.

Con tutto il rispetto della lingua inglese, da apprezzare nelle opere di Shakespeare, Byron, Wilde, Shaw, Shelley e via elencando, non è più tollerabile che si usino correntemente termini come Premier, per Presidente del Consiglio dei Ministri (che ne direbbe signor Ministro D’Alema di sentirsi definire Chairman of Foreign Office?), question time per risposte dirette in aula, privacy per riservatezza personale, welfare per benessere sociale, Night News della RAI tanto per fare qualche esempio.

Se l’Unione Europea intende preservare il cosiddetto multilinguismo, non può poi nominare la relativa Commissione con membri tutti di lingua anglosassone e ispirati alla cultura degli Stati Uniti d’America più che a quella dell’Europa e i cittadini italiani hanno il diritto di essere tutelati nell’uso della lingua madre, lasciando a chi vuole ogni libertà di studiare l’inglese, il francese, il tedesco, il russo, il cinese, l’esperanto e qualsiasi altra lingua preferisca.

Il prof. Tullio De Mauro, ordinario di Linguistica generale all’Università « La Sapienza » di Roma, sicuramente il maggiore linguista d’Italia, autore tra l’altro di un Dizionario dell’uso della lingua italiana (Torino, UTET), ha pubblicato di recente un libro intitolato “Dizionarietto di parole del futuro” (Roma-Bari, Gius. Laterza & Figli Spa 2006, p. 126) che, probabilmente in modo provocatorio, illustra ben 84 vocaboli, che già circolano sui giornali e in televisione, che finiranno per essere inseriti, a pieno diritto, in tutti i dizionari e vocabolari della lingua italiana seguendo l’esempio del Dizionario della Lingua Italiana Sabatini Coletti, già così generoso verso i termini angloamericani (per “screening” si riportano addirittura 6 accezioni) da sembrare bilingue.

Il rischio dell’anglicizzazione ( senza voler rievocare autarchiche campagne fasciste contro la “perfida Albione”, sicuramente improponibili), è la prospettiva più reale e preoccupante del prossimo futuro e non dovrebbe lasciare indifferenti organismi istituzionali di rappresentatività nazionale, soprattutto in una prospettiva di Unione Europea impegnata a garantire il multilinguismo.

Siamo i primi a essere consapevoli che ben più gravi e pressanti problemi richiedono l’attenzione e l’impegno di autorevoli Ministri, come le SS.LL., ma prima che il Bel Paese diventi un “Fine Country”, dove invece del “sì” risuoni “yes” per monti e per valli, si faccia qualcosa perché il buon padre Dante che tanto ha fatto per far amare la lingua italiana al mondo se la veda respinta ignominiosamente al mittente e senza nemmeno un francobollo celebrativo o commemorativo ma con un bollino anonimo della posta prioritaria.

Cordiali saluti e buon lavoro.

Mario D’Alessandro

Chieti, 29 novembre 2006


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