21/08/05 News Italia Press

Gli italiani pagano, gli inglesi incassano

Una polemica circa la ridotta possibilità degli italiani di fare carriera nelle istituzioni di Bruxelles. Lo scoglio? La lingua

Bruxelles - Arriva dalla Federazione Esperantista Italiana (FEI) un appello contro la "discriminazione" che, a suo modo di vedere, continuerebbe a percorrere i corridoi di Bruxelles. Già da tempo, infatti, numerosi parlamentari europei continuano a domandare alla Commissione se i cittadini europei che pagano le tasse sono tutti uguali oppure no, "dato che - commenta la Federazione - quando si tratta di assunzione di personale da parte della Commissione o di altri uffici comunque finanziati da essa si richiedono solo persone di madre lingua inglese".

La Commissione, denunciata dall'Unione Europea per l'Esperanto al Mediatore Europeo, avrebbe ammesso che si tratta di una discriminazione. Ma l'ammissione è rimasta lettera morta, "tanto è vero che adesso un italiano di Abbiategrasso o di Bisceglie che voglia essere assunto deve fare il concorso in inglese, francese o tedesco alla faccia del siamo tutti uguali". Un'ultima interrogazione è stata presentata nei mesi scorsi dall'onorevole Luciana Sbarbati, Parlamentare europeo e Segretario Nazionale del Movimento Repubblicani Europei. La Commisione ha risposto che l'interrogante ha ragione: "Non si possono fare discriminazioni basate sulla lingua tra europeo ed europeo".

La Commissione però, continuano dalla Federazione, aveva già espresso la sua posizione in merito alla valutazione giuridica di questo problema. Essa ritiene che la condizione di madrelingua ("mother tongue or native speaker") contenuta nelle offerte di lavoro non è accettabile in base alla normativa comunitaria relativa alla libera circolazione dei lavoratori, "perchè è illegittimamente discriminatoria. In altre parole, non si possono usare i soldi del contribuente italiano o slovacco per pagare impiegati solo inglesi (o eventualmente addirittura americani)". Tuttavia, secondo la Commissione, il requisito di una "conoscenza perfetta" non può essere considerato, come tale, illegittimo secondo quanto disposto dal diritto comunitario, a condizione che un livello di conoscenza molto elevato di una particolare lingua sia necessario per l'impiego in questione.

Il datore di lavoro deve giustificare la necessità di questo requisito. Quindi, gli inglesi e quelli che conoscono la loro lingua sarebbero favoriti nei concorsi, nelle assunzioni "in violazione di esplicite norme dei trattati, che prevedono la parità fra tutte le lingue. Teoricamente, nei casi in cui il datore di lavoro godesse di contributi UE, questi potrebbero essere revocati". La Commissione, continua la FEI, ribadisce la propria posizione su questo tema adottata successivamente alla denuncia al Mediatore europeo da parte dell'Unione europea per l'Esperanto, "ossia che la Commissione stipula un contratto o concede una sovvenzione a un ente o una società a condizione che questa rispetti le regole. La Commissione tuttavia ritiene di non avere competenza ad avviare procedimenti nei confronti di imprese private e organizzazioni non governative in base alla legislazione comunitaria relativa alla parità di trattamento dei lavoratori".

Questi casi specifici, compresi quelli presunti di discriminazione linguistica, devono essere valutati dai tribunali nazionali in relazione alla loro osservanza della normativa nazionale che attua quella comunitaria. "Quindi, se vi bocciano in un concorso perchè sapete l'inglese meno bene di un inglese, il tribunale al quale dovete andare è un tribunale italiano. La UE se ne lava le mani. Dato che se ne lavano le mani e adottano nella pratica forme di discriminazione, è sconcertante che le stesse persone si meraviglino poi del disamore dei cittadini per l'UE e dei voti contrari nei referendum sul trattato costituzionale".