All’indomani della nuova legge sulla tutela delle minoranze linguistiche, firmata dal presidente Yanukovich lo scorso 8 agosto, i motivi di attrito all’interno dell’Ucraina si sono intensificati. Secondo la nuova legislazione, le amministrazioni regionali possono adottare il russo o qualsiasi altra lingua come ufficiale – accanto all’ucraino – in tutti i territori in cui almeno il 10% della popolazione si dichiari di madrelingua russa. Lo status del russo come lingua ufficiale è già stato riconosciuto nelle regioni di Odessa, Kharkiv, Sevastopol’, Mykolaiv, Kherson, Luhans’k,  Zaporizhia, Donetsk e Dnipropetrovsk.

Dopo venti anni di indipendenza e crescita del paese, oggi il dato preoccupante è l’improvviso ritorno a logiche regionalistiche. Anziché dedicarsi a una politica internazionale di ampio respiro che aiuti il paese a sviluppare le risorse mostrate a tutto il mondo nella recente kermesse calcistica europea, l’Ucraina ritorna a una retorica nazionalistica che spinge il paese indietro di due decenni.

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