Lo scrittore siciliano: «Parole come spending review e spread contribuiscono a una devastante colonizzazione»


PALERMO - Anche da Andrea Camilleri arriva un «no» alla spending review. Ma di natura un po' diversa dalle aspre contestazioni sul piano di austerity che nelle ultime settimane sono arrivate all'indirizzo del governo. Il disappunto dello scrittore agrigentino è, piuttosto, di carattere squisitamente lessicale: «Parlando di spread o di spending review Monti è il primo a dare il cattivo esempio», dice il papà di Montalbano, per il quale l'ampio uso di queste parole contribuirebbe a una «pericolosa e devastante forma di colonizzazione, quella della lingua italiana da parte delle altre lingue».
«PROVINCIALISMO» - E il rischio è grande, secondo Camilleri, visto che, a suo dire, «la nostra lingua non sembra star molto bene e non si fa niente per curarla, sicché le sue condizioni di salute peggiorano col trascorrere del tempo». Lo scrittore siciliano ha affrontato l'argomento in un passaggio della sua lectio magistralis all'Università di Urbino, dove gli è stata consegnata una laurea honoris causa in lingue. Camilleri è tornato così a bacchettare il presidente del Consiglio. «Monti però», dice, «non fa che continuare una pessima abitudine dei nostri politici, basterà ricordare parole come election day, devolution, premier e via di questo passo. Oppure orrendi neologismi come resettare. Tutti segni, a mio parere, non solo di autosudditanza ma soprattutto di un sostanziale provincialismo».

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