L'onda lunga della crisi finanziaria ha inciso fortemente anche sui budget destinati alle iniziative di promozione della lingua e cultura italiana all'estero che hanno registrato tagli pesantissimi. Una dominante registrata nel corso del Seminario promosso da CGIE e MAE oggi a Roma sulla diffusione della lingua e cultura italiana all'estero.
Giocoforza, dunque, realizzare una comune strategia per sopperire con l'innovazione di progetto...e non solo.

  Sulle difficoltà create dai tagli si è espresso anche Padre  Tassello, Consigliere CGIE e Presidente della Commissione ad hoc, residente in Svizzera.
“Tra il 2008 e il 2012 c'è  stata una decurtazione del 68%. La promozione della lingua è sempre più impercettibile e come risultato l' italiano è sempre più ostracizzato. Questo nonostante le richieste di corsi da parte delle seconde e delle terze generazioni.  E' una politica che non tiene conto del fatto, tra l'altro,  che l'Italia è diventata ancora una volta terra di espatrio e sono molte le famiglie di giovani recentemente emigrati  che  richiedono corsi di lingua e di cultura italiana” ha affermato Tassello  auspicando una governance basata su una maggiore cooperazione. “Ci sono tantissime organizzazioni che spesso non sanno tra loro cosa avviene. Questa situazione reca danno alle comunità italiane all'estero. E' necessario, dunque, fotografare  tutte le varie realtà che operano in questo settore,  avere una strategia unica,  arrivare a un confronto e fare uno sforzo collettivo” ha continuato Tassello.

“Abbiamo scoperto che le comunità italiane all'estero sono una risorsa economica oltre che culturale, d'altra parte l'Italia ha avuto la più grande diaspora al mondo dopo quella cinese. Spesso però le ignoriamo. Ci sono milioni di persone che hanno un cognome italiano ma se continuiamo così non sapranno nulla della lingua e della cultura italiana e questa diaspora non porterà a nulla di creativo” ha concluso Tassello.

Del valore culturale, politico e organizzativo della lingua seconda  ha parlato  Stefania Giannini, Rettore dell'Università per Stranieri di Perugia sottolineando come questa possa favorire l'internazionalizzazione e l'integrazione. Allo stesso tempo Giannini ha rilevato  però la mancanza di una strategia unica e l'esigenza di una corretta formazione degli insegnanti, per evitare i rischi di cadere nel dilettantismo.

Nel chiudere il suo intervento Giannini ha ricordato come la sua università, nonostante i  tempi dolorosi, abbia inserito in bilancio  300.000 euro per borse di studio, un importo che coprirà più di 500 mensilità. Borse  di studio che sono già state richieste da 213 studenti di 52 diversi paesi.

La mancanza di informazioni esatte sullo stato di salute dell'italiano nel mondo è stata lamentata da Massimo Vedovelli, Rettore dell'Università per stranieri di Siena che ha auspicato una maggiore circolazione di dati al riguardo.  “L'italiano ha una sua vocazione all'internazionalizzazione. D'altra parte pur collocandosi al 19° posto come numero di persone che la parlano, è tra le 5-7 lingue più studiate nel mondo.  La lingua e la cultura non debbono però essere intese come qualcosa di monolitico, dietro  il loro studio ci sono dinamiche molto complesse di cui dobbiamo essere consapevoli” ha precisato Vedovelli rilevando l'assenza di una solida industria culturale. “In Italia manca una 'Cambridge', la capitale di un'industria della lingua italiana. Risulta quindi indispensabile la formazione degli insegnanti, figure che possano sostenere la lingua e la cultura italiana anche all'estero” ha concluso Vedovelli.

Tra i relatori del Seminario anche Fausto Esposito, Segretario Generale di Assocameraestero, una realtà presente in cinquanta paesi  che opera per la promozione dell'internazionalizzazione di prodotti italiani. Dopo aver ricordato il valore aggiunto che crea la cultura ai nostri prodotti, Esposito ha  sottolineato che presso le Camere di Commercio estero si tengono corsi  a pagamento di italiano commerciale. “C'è un grande interesse verso le business community  raccolte intorno alle  camere di commercio italiane all'estero e sarebbe interessante organizzare qui  dei corsi d'italiano per affari” ha affermato Esposito.

Alessandro Masi, Segretario Generale della Società Dante Alighieri, ha ricordato il valore della lingua italiana, percepita come una lingua amica, e ha riportato i risultati di un recente sondaggio che ha stabilito che il 32% delle persone che studiano l'italiano lo fanno per interesse personale.

Dopo aver sottolineato come la Dante Alighieri sia presente in 78 paesi e i suoi 7.000 corsi di lingua italiana, richiesti per lo più  in Sud America e in Europa Centrale,  siano seguiti in media da 170.000-200.00 studenti l'anno,  Masi ha posto l'attenzione sull'importanza del sistema unificato di certificazione della conoscenza di lingua italiana, recentemente approvato, e l'avviamento di un piano didattico che comprende sei livelli di formazione.
In ultimo, Masi ha menzionato il finanziamento di 500.000 euro ricevuto dal MAE. “In questo momento è uno sforzo importante, vorremo però arrivare in futuro ad essere autonomi” ha  precisato Masi.

  La scarsa presenza dell'italiano nelle scuole svizzere è stata invece lamentata da Roger Nesti, Rappresentante del Coordinamento degli Enti Gestori della Svizzera. “L'italiano è in forte competizione con il francese e il tedesco  ed è una lingua molto minacciata. Al di fuori del Canton Ticino è in decisivo calo, un calo registrato anche nelle stesse comunità italiane. Solo 200.000 su 500.000 persone dichiarano che l'italiano è la lingua principale. Gli altri la considerano la lingua della famiglia” precisa Nesti

“Questo nonostante vi siano leggi svizzere che promuovano la lingua italiana nelle scuole, il cui insegnamento è affidato  agli enti gestori e alla scuola stessa. Un modello gestionale ritenuto valido che presenta però delle criticità come la mancanza di un rapporto finale con lo Stato e la doppia cabina di regia. A causa dei tagli, però, si sono persi solo nel 2012, cento corsi e oltre 1.000 alunni. Per fare fronte alla situazione, siamo stati costretti a chiedere contributi alle famiglie che hanno pagato e questo è sicuramente è una testimonianza  dell' indice di gradimento. La richiesta di contributi  non è stata tuttavia apprezzata  dagli amministratori pubblici delle scuole e  questo ha deteriorato il rapporto con loro” ha spiegato Nesti sottolineando  l'urgenza di riforme legislative che rimettano al centro l'utenza, la necessità di una strategia concreta  per ritrovare una pianificazione e per evitare lo smantellamento dei corsi. “Tra qualche anno non ci sarà più il problema dei corsi, perché non ci saremo più noi” ha concluso Nesti.

Ancora di tagli ha parlato Tommaso Conte, Rappresentante della Commissione Scuola e Cultura del CGIE. “L'intervento pubblico verso i quattro milioni e mezzo di cittadini italiani all'estero, ma ancora di più verso le decine di milioni di italo discendenti, è entrato in una fase critica molto preoccupante. Si assiste ad un processo di regressione dell'intervento pubblico nel campo della lingua e della cultura italiana all'estero. I finanziamenti del MAE agli enti gestori hanno subito una decurtazione del 68% e  la rete degli Istituti di Cultura ha avuto una sensibile sforbiciata. Inoltre, negli ultimi tempi  ha preso avvio un'azione di riassorbimento del contingente del personale di ruolo inviato all'estero  ed è scomparsa  l'attività di formazione dei formatori” dichiara Conte rilevando che tali 'politiche' rischiano di recidere ogni contatto con le comunità italiane all'estero.

Nel concludere il suo intervento Conte ha auspicato l'assunzione di una prospettiva strategica dell'intervento culturale e linguistico all'estero da realizzare con metodologie progettuali sostenute da  risorse, sia  pubbliche che  private, all'altezza di una sfida strategica. Un obiettivo raggiungibile anche attraverso una maggiore autonomia  delle strutture operanti sul territorio e l'assunzione di personale locale. Interventi che non mettono comunque in discussione le prerogative fondamentali del MAE, al quale spetterebbe di indicare indirizzi e finalità strategiche, stipulare accordi bilaterali, tenere rapporti con autorità locali.

Presente al Seminario anche Mirko Tavoni, Presidente del Consorzio interuniversitario ICON, una realtà che riunisce diciannove  diverse università finalizzata alla diffusione della lingua e della cultura italiana attraverso l'e-learning. Istituto dodici anni fa, il consorzio  attinge a competenze differenti  per mettere in campo iniziative comuni ed offre anche master di primo  e secondo livello.  Tra le varie iniziative organizzate, un corso di formazione per tutor per l'Università di San Paolo in Brasile.

Susanne Hohn, Direttrice del Goethe Institut ha invece illustrato l'attività dell'istituto: un ente privato che non riceve alcun finanziamento pubblico.  Una 'rete' formata da centocinquanta sedi in novantatré paesi specializzato nell'insegnamento della lingua e della cultura tedesca che offre corsi  frequentati nel 2011 da 220.000 studenti.

“Abbiamo dovuto fare delle 'ristrutturazioni' in Europa dopo che si era deciso di allargare la nostra rete anche in Asia e in Africa. In Italia abbiamo ridotto il numero delle Case da 7 a 2 e abbiamo trasformate le altre 5 in antenne, sedi dove comunque si continuano a tenere dei corsi. Abbiamo assunto personale locale e debbo riconoscere che stiamo andando avanti bene. La lingua tedesca  va molto bene in Italia e le iscrizioni sono aumentate dal 2009 del 30%. Si sa che con il tedesco si lavora non solo in Germania ma anche restando  in Italia con società tedesche che operano nel vostro paese” dichiara Hohn.

Invitati al Seminario anche Sergio Rodriguez-Lopez Ros, direttore dell'Istituto Cervantes di Roma, e Claudine Boudre-Millot, Addetto Culturale dell'Ambasciata di Francia.(06/12/2012-L.G.-ITL/ITNET)