D I S V A S T I G O
Approfondimenti


DIS-A235

Oggi è la giornata europea delle lingue: Nella Ue dai mille idiomi
se ne sta diffondendo uno "ibridato" con matrice inglese

Una nuova lingua s'aggira per l'Europa
e in Italia suona come "l'itangliano"

di LINDA ROSSI HOLDEN

La Repubblica.it 3/6/08

Oggi è la giornata europea delle lingue. L'Europa è una nazione dalle molte lingue, nella quale si che sta però diffondendo una sorta di unica lingua ibridata, con matrice inglese, che risente delle contaminazioni idiomatiche derivanti dai diversi paesi dell'Ue: qualcosa che in Italia possiamo definire "Itangliano"

La situazione attuale. L'Unione europea è composta da 450 milioni di cittadini che parlano 23 lingue ufficiali, almeno 60 regionali e una moltitudine di lingue minoritarie. Da fonte Censis, in Italia un terzo della popolazione non parla alcuna lingua straniera; meno del 20% è bilingue; il 50,1% ritiene scolastico il proprio grado di preparazione, il 23,9% giudica il proprio livello buono e solo il 7,1% lo valuta molto buono; inoltre, per il 55,9% della popolazione italiana lo studio delle lingue a scuola - dove l'inglese prevale nettamente - è ritenuto scarso o gravemente insufficiente.
E a proposito di lingua inglese, c'è da dire che il suo uso ibridato sembra diventato la vera lingua franca europea; si tratta di "broken English" o "Eurojargon" che in Italia ha dato luogo a questa forma di itangliano: "L'election day si avvicina. Le apparizioni in TV come previsto dall'equal time, gli ads con accusa di strumentalizzazione del 9/11, i dirty tricks sulla necessità delle guerre in Afghanistan e in Iraq e l'incapacità dell'Intelligence di prevedere gli attacchi alle Twin Towers potrebbero causare a Bush la perdita degli swing states che, trascinati da un crescente bandwagon effect, diventerebbero importanti supporters dei democratici e dei loro running mates".


Il precedente: l'Euroenglish. Tony Blair dall'inizio del suo mandato, aveva capito che in molti casi era importante dimenticarsi delle proprie origini oxfordiane per ricorrere a un inglese condiviso dalla platea europea e/o mondiale a cui si rivolgeva. Il 7 ottobre 2001, per esempio, Blair rilasciò un'importantissima dichiarazione per comunicare ufficialmente l'avvio delle azioni belliche in Afghanistan. Il suo discorso, dal punto di vista linguistico, era studiato per essere il più possibile comprensibile.
Certo, il suo era un modo per sdoganare l'Euroenglish in una versione molto corretta, mentre la maggior parte degli italiani parla un inglese "pidginizzato", tollerante degli errori di cui quello che segue è un esempio ai limiti della forzatura, ma senz'altro molto emblematico: sul set del film "Giù la testa", per tenere a freno James Coburn che era piuttosto irrequieto, il direttore di produzione lo minacciava così: "You must stay on the bell with me!" , e anche: "Where do you go, for the roofs ?". Il povero Coburn ascoltava stranito, perché capiva ogni singola parola ma non il senso di una traduzione letterale di "Hai da stà in campana con me" e "Ma 'ndo vai, pè tetti ?".

La giornata europea delle lingue. In occasione dell'odierna giornata europea delle lingue il Commissario europeo per il multilinguismo, Leonard Orban, presenta la relazione finale
"Promuovere la motivazione per l'apprendimento delle lingue", composta da raccomandazioni che riguardano l'apprendimento permanente delle lingue, il potenziale dei mezzi di comunicazione nel sostenere l'apprendimento delle lingue, l'incentivazione delle lingue nell'impresa, nei settori dell'interpretazione e della traduzione, nello sviluppo di lingue regionali o minoritarie. Sempre oggi, il Commissario attiva sul suo sito "Dite la vostra", una rubrica interattiva con sondaggi complementari alla consultazione pubblica online, lanciata per ottenere informazioni e dati volti a migliorare gli scambi comunicativi tra i 27 paesi dell'Ue. E proprio mentre l'Europa istituzionale si mobilita, in Italia le iniziative per celebrare la giornata sono soltanto 13; un insuccesso prevedibile dal momento che il Ministero della pubblica Istruzione non ha sostenuto la giornata, nemmeno segnalando l'evento tra i tanti che appaiono sul suo portale internet. Una ulteriore conferma della volontà del ministro Fioroni di declassare le lingue straniere, in netta controtendenza con le competenze di base definite in ambito europeo che attestano la comunicazione plurilingue al secondo posto, subito dopo la comunicazione nella madrelingua e ancor prima di matematica, scienze e tecnologia.

L'economia plurilingue. In buona parte, il potere contrattuale di un Paese a livello sociale, culturale ed economico si basa sulle interazioni attivate con precisi scambi comunicativi; è questo, in sintesi, il messaggio racchiuso nella comunicazione della Commissione europea del 2005: "Un nuovo quadro strategico per il multilinguismo" che fa riferimento alle politiche linguistiche, con il chiaro intento di responsabilizzare gli Stati dell'Ue nello sviluppo e nella diffusione, per legge, del multilinguismo. Una delle 3 principali strategie individuate è racchiusa nel capitolo: "L'economia multilingue" che specifica: "L'Unione europea sta sviluppando un'economia altamente competitiva.... Ci sono tuttavia segnali secondo cui le compagnie europee perdono opportunità perché non parlano le lingue dei loro clienti". Le aziende europee, a causa della scarsa conoscenza delle lingue - soprattutto dell'inglese - non sono in grado di sviluppare proficui rapporti commerciali determinando una perdita stimata in cento miliardi di euro all'anno sulla base di contratti mancati per un valore di 100.000 euro su 945.000 imprese attive nel settore dell'export.
"È mia intenzione porre il multilinguismo al centro della strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione", ha dichiarato il commissario Orban che venerdì 21 settembre ha presieduto la conferenza " Languages mean business", con rappresentanti del mondo delle imprese, della formazione, nonché autorità in materia di istruzione e progetti di sviluppo nazionale e regionale per dare slancio all'apprendimento linguistico durante tutto l'arco della vita, inteso come investimento umano ed economico. E anche sulla base di questa scenario di globalizzazione, c'è senz'altro da domandarsi come mai nelle 281 pagine del programma dell'Unione, alle voci Istruzione e Università, non vi sia traccia di formazione, apprendimento e insegnamento delle lingue straniere.
La Repubblica.it 3/6/08