Umberto Eco, scrivendo La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea ha riconosciuto che l'esperanto “è costruito con intelligenza. Linguisticamente segue veramente criteri di economia e di efficacia”. Questi stessi principi caratterizzano “di esperanto in esperanto” l'ultimo libro del ventiseienne Giuseppe Macrì, che in poco più di 100 pagine offre una panoramica non solo come fenomeno linguistico ma anche dal punto di vista sociale e culturale.

Sicuramente l'opera del giovane scrittore e giornalista si limita a tratteggiare argomenti come la letteratura e tace altri quali ad esempio la storia moderna del movimento ma il risultato è un libro sostanzialmente ben proporzionato e di facile lettura.  L'autore, infatti, non ha preteso di aver dato alle stampe la più completa opera di esperantologia ma, con uno stile chiaro e deciso, un album fotografico dell'esperanto ieri ed oggi. Un fine che ha richiesto necessariamente scelte e rinunce, anche coraggiose, ma comunque necessarie.

Analizzando l'indice è facile osservare che il libro nasce da una tesi di laurea e ne conserva, ad esempio, la tradizionale partizione. L'opera non ha, tuttavia, “peccati originali” da scontare: Macrì è sempre concreto nella sua prosa e si mantiene sempre lontano da sterili dispute accademiche. Purtroppo in Italia le tesi di laurea hanno una vita brevissima e spesso finiscono dimenticate in uffici o biblioteche e non resta che complimentarci con questo giovane scrittore per aver creduto ed aver dato alle stampe il proprio studio.