Quest'estate ho partecipato ad una crociera sul mediterraneo: un'esperienza interessante che mi ha lasciato non pochi spunti di riflessione. L'equipaggio era di oltre mille persone, provenienti da diversi paesi Considerando anche i 4000 passeggeri, una babele. Mettere insieme così tante persone, infatti, rappresenta una sfida titanica, anche dal punto di vista linguistico, da affrontare per il buon esisto del viaggio e per la soddisfazione dei clienti.

E' necessario, quindi, comprendere quale sia la politica aziendale più adeguata per rispondere, in primo luogo, alle esigenze di sicurezza e di servizio di chi è a bordo. Proviamo, pragmaticamente a tracciare alcuni scenari.

Una compagnia armatrice potrebbe scegliere la lingua del proprio Stato di appartenenza oppure valutare in base alla clientela la scelta migliore. Questa seconda possibilità, tuttavia, è di per sé difficilmente praticabile perché i passeggeri rappresentano un gruppo eterogeneo non solo per lingua ma anche per età, ecc.. L'azienda, inoltre, ha infine la possibilità di scegliere a priori una lingua franca oppure ignorare del tutto il problema e abbandonare la gestione della nave al caso.

Dal punto di vista dell'equipaggio, qualora fosse presente un consistente nocciolo duro, per esempio, di Indonesiani, questi comunicherebbero tra di loro nella loro lingua madre, com'è naturale che sia. La situazione, a mio avviso, sarebbe ben diversa se un numero consistente di persone a bordo parlassero una lingua più “prestigiosa” e spendibile nel rapporto con i clienti, come l'italiano, il francese o l'inglese. Probabilmente, in questo caso, il nocciolo potrebbe rappresentare un centro di attrazione e interesse verso gli altri componenti dell'equipaggio. L'imbarcazione, infine, potrebbe ospitare manodopera divisa in gruppi di grandezza relativamente omogenea, tra i quali nessuno può essere considerato “maggioritario”.

La formazione del personale è importante, quindi, affinché il comandante sia sempre sicuro di essere capito dal timoniere, il capo stirato venga consegnato al giusto momento e il cameriere porti le pietanze richieste ai tavoli. In mancanza di un'opportuna qualificazione del personale, si va in balia delle onde. Un po' come se, su una nave con soli italiani a bordo la compagnia armatrice scegliesse come lingua franca il francese. Sì, è possibile capirsi a gesti e a parole smozzicate, ma tutto sarebbe più difficile e questo non contribuirebbe in nessun modo alla buona riuscita del viaggio. Questo è quello che è successo durante la mia crociera ed ha causato non pochi disagi.

L'esperanto nasce per rispondere a queste situazioni e rompere le barriere tra i singoli clan (Sudamericani, Italiani, Indonesiani,...). Il suo apprendimento è più rapido e, come dimostrano numerosi studi e una circolare ministeriale (10 aprile 1995, n. 126, prot. 1617) , comporta anche vantaggi da un punto di vista propedeutico. Per me vale la pena tentare.