Il 26 luglio 1887, a Varsavia, veniva pubblicato il primo libro nella lingua internazionale esperanto, che all’inizio non aveva nemmeno un vero nome. L'opuscolo si intitolava laconicamente “Lingua internazionale” e venne tradotto in francese, inglese, ecc. Da questa data la lingua ha progressivamente preso piede e si è diffusa in tutto il mondo.

In questa occasione la Federazione Esperantista Italiana (www.esperanto.it) sottolinea l'importanza dei diritti linguistici dell'uomo e la necessità di politiche a protezione di essi. L'esperanto si propone come strumento per superare le barriere linguistiche, con il quale persone di diverse culture possono pacificamente e fraternamente mettersi in comunicazione.

Il movimento esperantista è una comunità oggi diffusa in tutto il mondo che da oltre un secolo rappresenta un esempio di efficace di comunicazione interculturale. Nel 1954 L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) ha approvato una risoluzione in cui viene riconosciuto che i risultati ottenuti dall'esperanto in materia di scambi culturali coincidono con i propri scopi ed ideali. Un ulteriore riconoscimento ancora più esplicito, è giunto nel 1985 con la risoluzione di Sofia, con la quale si chiede "al Direttore Generale di seguire costantemente lo sviluppo dell'esperanto come strumento per una migliore comprensione fra nazioni e culture diverse".

Scegliere o porre una lingua in una posizione di preminenza sulle altre esclude i non madrelingua dalla politica, dall’educazione, dall’accesso al commercio e a molti altri aspetti della vita della società. Questo rafforza le disuguaglianze socio-economiche tra le persone.

Il rispetto dei diritti linguistici è una delle condizioni necessarie per mondo più pacifico, giusto e sostenibile. Questa era l'ideale di Ludovico Zamenhof, che il 26 luglio di 133 anni fa aveva firmato l'opuscolo con lo pseudonimo "Dottor Esperanto" (il dottore speranzoso). Questo principio è valido ancor di più oggi, dopo due conflitti mondiali, diversi genocidi, una guerra fredda e le nuove tensioni tra le superpotenze.

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