L’eurodeputato Baldassarre (PPE-PDL) vorrebbe imporre un brevetto europeo solo in inglese, ma è una proposta discriminatoria e antistorica

L’eurodeputato Raffaele Baldassarre (PPE-PDL), relatore della proposta di regolamento sul regime linguistico per il brevetto europeo, vuole imporre l’inglese come unica lingua per il brevetto europeo, sostenendo che questa lingua ormai “è uno standard de facto, al centro del commercio e della ricerca e sviluppo, e che la difesa a oltranza del trilinguismo non deve portare a un Aventino, che equivarrebbe a una perdita di competitività.”

Non è affatto così. Studi economici dimostrano che un regime solo inglese rende l’accesso al brevetto europeo almeno il 31% più caro per un’impresa italiana rispetto a una concorrente britannica o americana.

La supposta economicità del monolinguismo inglese va rimessa in discussione, perché in realtà i costi nell'aggregato non cambiano, vengono semplicemente scaricati diversamente (meno costi per le imprese anglofone, più costi impliciti per tutte altre).

L'Europa dovrebbe invece riflettere attentamente all'esempio dell'Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (OMPI), che è passata da 8 a 10 lingue nel 2008, aggiungendo il coreano e il portoghese come lingue di pubblicazione. Risultato? Grande aumento di domande da Corea e Brasile. Un monolinguismo inglese nel brevetto europeo invece discriminerebbe gravemente le imprese italiane rispetto alle concorrenti anglosassoni.

L'inglese è ormai in costante declino come lingua di deposito delle domande internazionali dei brevetti all'OMPI, passando dal 70% negli anni '90 a poco più del 50% oggi

. Perché non prendere atto di questa tendenza, e muoversi verso un regime linguistico multilingue, invece di sposare tesi superate e anacronistiche. La tendenza nel mondo dei brevetti è di andare verso più lingue, non verso il monolinguismo.