Erano presenti l’Università, la Provincia e la Arcidiocesi di Udine, i comitati 482 e per l’Autonomia e il rilancio del Friuli, la Società Filologica Friulana e tutti gli enti riconosciuti di primaria importanza per la tutela e diffusione del friulano. Insieme con il presidente dell’ARLeF tutti stanno valutando la soluzione più corretta ed efficace per giungere al più presto all’applicazione dei diritti già da tempo sanciti. Tre i percorsi da valutare: il ricorso alla Corte Costituzionale, un appello al Consiglio d’Europa che vigila sull’applicazione della convenzione quadro per le lingue minoritarie e la modifica del testo attualmente in discussione per la ratifica della Carta europea delle lingue regionali nella forma più adatta a garantire il più alto livello di tutela. Infine, è stata discussa la mobilitazione per un’azione pubblica, simbolica e popolare, per allargare il coinvolgimento a quella che si configura non solo come la battaglia di una minoranza, quella friulana, ma di tutte le altre comunità linguistiche che non hanno garanzie di tutela nei rispettivi territori.

“Ci siamo purtroppo dovuti accorgere che la approvazione della 482 non è stata altro che la vittoria di una battaglia e che la vera guerra si combatte ogni giorno sul terreno dell’applicazione”, ha commentato Zanon.