Per decenni ci hanno cresciuto con l'idea che imparare l'Inglese fosse "importante", anzi "fondamentale" per il nostro futuro: perché è la lingua parlata dalla maggior parte delle persone (o meglio, di quelle persone che vivono nei paesi con il più alto tenore di vita..), perché è un ponte tra nazioni e popoli lontani tra loro, perché è essenziale per costruirsi una carriera a livello internazionale, perché è utile per viaggiare..

Tutte fesserie! Almeno secondo un serissimo e acclamatissimo studio condotto da Keith Chen, studioso di finanza comportamentale alla Yale University (madrelingua inglese!) pubblicato di recente con il titolo "The Effect of Language on Economic Behavior: Evidence from Savings Rates, Health Behaviors, and Retirement Assets" ("Gli effetti del linguaggio sul comportamento economico: le prove addotte dai tassi di risparmio, da una condotta salutare e dalla gestione delle risorse pensionistiche")

Provocazione? Presa in giro? L'ennesimo studio inconcludente riservato ai pochi addetti ai lavori? Forse no. La tesi parte dall'analisi del metodo in cui la grammatica della lingua di Shakespeare tratta il tema del futuro: l'Inglese, infatti, separa nettamente il tempo presente da quello futuro e ciò avrebbe implicazioni sociali e culturali non trascurabili tra cui, in primo luogo, quello di incentivare gli "english speakers" a non preoccuparsene.

Leggi l'articolo di Valentina Sanseverino - you-ng.it