VUKOVAR | Soltanto una settimana fa sembrava che la raccolta di firme per il referendum teso a limitare il bilinguismo fosse destinata al fallimento. Poi il colpo di scena: in zona Cesarini il Comando per la difesa della Vukovar croata sarebbe riuscito a invertire la tendenza e raccogliere centinaia di migliaia di sottoscrizioni alla propria petizione. 

Ieri il Comando, nel corso di una conferenza stampa, ha annunciato urbi et orbi di aver raccolto addirittura 650mila firme a sostegno della consultazione. La maggior parte di queste, oltre 160.000, sarebbero state ottenute nell’area della capitale, altre 47.800 nella Contea di Vukovar e dello Srijem. Il minor numero di sottoscrizioni, com’era ampiamente prevedibile, gli attivisti del Comando lo hanno racimolato nella Regione Istriana. E in questo caso i promotori del plebiscito si sono lamentati di aver incontrato sul campo non poche resistenze. Verissimo del resto, perché nella maggior parte delle autonomie locali della penisola i sindaci hanno rifiutato di mettere a disposizione il suolo pubblico per una petizione diretta contro quella che è una delle principali conquiste dell’Istria, la tolleranza e la discriminazione positiva nei confronti delle etnie.
Per legge sono sufficienti 450mila firme per indire un referendum a livello nazionale: quindi la soglia è stata superata di parecchio, naturalmente a patto che le sottoscrizioni siano valide e siano state realmente raccolte nei quindici giorni di tempo previsti dalla legislazione. I promotori della consultazione, lo ricordiamo, desiderano innalzare dal 30 al 50 per cento la percentuale di popolazione minoritaria necessaria per introdurre l’uso ufficiale e paritetico di una lingua e di una scrittura minoritaria in una determinata autonomia locale.
Il Comando per la difesa della Vukovar croata, dunque, per il momento è eccome soddisfatto. Il leader del Comando, Tomislav Josić, ha ringraziato tutti i volontari che hanno raccolto le firme nonostante il freddo.
Uno dei membri del Comando, Snježana Patko, ha rilevato che la raccolta di firme è terminata il primo dicembre e che durante il procedimento ci sono stati episodi di ostruzionismo da parte delle autorità locali.
“Nonostante la campagna antireferendaria messa in atto dalle autorità, soprattutto sui media, i cittadini non hanno voluto cadere nella trappola ed hanno reagito contro la repressione imposta, solidarizzando con i cittadini di Vukovar cui sono state illegalmente imposte le tabelle bilingui sugli edifici delle istituzioni statali”.
La Patko ha definito inappropriate le dichiarazioni del premier Zoran Milanović, il quale ha ribadito che questo referendum non si farà finché lui ricoprirà la sua funzione. Secondo l’esponente del Comando “con queste sue parole il premier dà intendere di controllare la Corte costituzionale”.
Un altro attivista del Comando, Vlado Iljkić, incaricato delle questioni legali, ha rilevato che da nessuna parte è scritto che i criteri per ottenere i diritti minoritari non possano essere inaspriti. Tali diritti si conseguono tramite la Legge costituzionale sulle etnie, un accordo internazionale o una delibera dell’unità di autogoverno locale, ha aggiunto.

Fonte: La Voce del Popolo, quotidiano italiano dell'Istria e di Fiume