Nell'elaborazione di una lingua ausiliaria neutra gli specialisti contemporanei del campo hanno risentito una sempre minore necessità di doversi avvalere di artifici linguistici. Essi hanno così ristretto i loro sforzi, in modo sempre più cosciente, all'elaborazione e all'ordinamento di vocaboli e di regole grammaticali già presenti nelle lingue naturali. Pertanto non sarebbe nemmeno necessario - questi sembrano essere i termini del ragionamento lambiccarsi il cervello per decidere quali dovrebbero essere questi vocaboli e queste regole: essi, infatti, sono stati presenti e si ritrovano tuttora nella pratica linguistica dei popoli. Così nessuno può dubitare della loro capacità funzionare in modo efficiente e adeguato. Questa posizione moderna ha avuto senza dubbio un peso determinante nelle argomentazioni di coloro che propongono l'adozione di una o più fra le lingue esistenti come migliore via per introdurre una lingua ausiliaria universale. In una certa misura queste proposte si potrebbero accordare con gli insegnamenti della storia dell'interlinguistica e delle lingue ausiliarie in generale. Questa storia, però, ci insegna pure che nessuna lingua nazionale fu mai usata come ausiliaria se prima i suoi locutori naturali non avessero ottenuto, come popolo, una posizione di egemonia politica e culturale. Una lingua nazionale, usata come seconda lingua per tutti nel mondo, implicherebbe, da parte dei suoi locutori naturali, la pretesa di una superiorità universale, e nessun popolo potrebbe ragionevolmente pretenderlo, e far si che tutti l'accettassero.

Le lingue ausiliarie o seconde sono un fenomeno molto antico e molto comune. Una di queste lingue era il greco ellenistico ('koinè'). Come tale esso assunse un ruolo importante perché divenne la lingua in cui fu scritto e diffuso il Nuovo Testamento. Il caso del latino medievale è molto simile, e così, seppure in ambienti sociali diversi e a diversi livelli, possono essere considerati, ad esempio, il Pidgin English contemporaneo, lo Swahili (o Kiswahili) nell'Africa orientale, l'Hindustani, il Cinese mandarino, e altre cosiddette "lingue franche". Nessuna di queste, però, era una lingua ausiliare artificiale, e nessuna lingua ausiliaria artificiale riuscì mai ad eguagliare, in una significativa pratica quotidiana, neppure la minore fra quelle.

 

Le lingue supra-nazionali non hanno mai raggiunto l'obiettivo di divenire lo strumento del desiderio umano di comprendere i propri vicini al di là dalle frontiere, e di evitare o di vincere l'ostilità, la guerra e il pregiudizio, spesso considerati l'inevitabile risultato delle frontiere linguistiche. In realtà le lingue d'uso sovranazionale hanno sempre raggiunto la posizione di lingua ausiliaria o seconda come effetto di pressanti bisogni, sia di carattere puramente utilitaristico sia di tipo genericamente culturale. In un modo o in un altro queste lingue sono state connesse o identificate con il "movimento espansionista" che le ha promosse. A loro volta, esse lo hanno servito e promosso. Il latino medioevale, per esempio, dovette la sua vasta diffusione, al "dinamismo missionario" della Chiesa, e la Chiesa, d'altra parte, non avrebbe potuto realizzare la sua missione senza l'universalità della sua lingua. Questi dati possono giustificare la seguente conclusione generale: nessuna lingua ausiliaria (seconda) di maggiore o minore diffusione mai fu accettata ed usata se prima non vi fosse stata, alle sue spalle, una specifica forza in grado di promuoverla come risposta ad un suo bisogno particolare.

 

Se ci rifacciamo al problema di una moderna lingua mondiale ausiliaria, questo significa che o il mondo moderno può pretendere di avere iniziato un movimento espansivo del tipo cui si è fatto sopra riferimento nel cui caso il mondo moderno dovrebbe già avere una propria lingua che non può e non ha bisogno di essere sostituita da un prodotto artificiale, o tale movimento non esiste nel cui caso tutti i nostri sforzi per stabilire una lingua ausiliaria universale non sono altro che una perdita di tempo e di energia perché una tale lingua non possa esistere.

 

E' corretta la prima di queste alternative. Il mondo moderno, in tutte le su parti costituenti, è pervaso da una potente spinta che ha ridotto le distanze fra i vari punti del globo ad una questione di ore, e che ha diffuso i suoi oggetti, le sue idee e i suoi problemi in ogni angolo dei continenti. Se dovessimo etichettare con un'unica parola la spinta responsabile di tutti i benefici e di tutti i mali che contraddistinguono il nostro mondo contemporaneo da quelli dei secoli precedenti, potremmo parlare del potere della scienza e della tecnologia. Ma se poi ci dovessimo domandare quale potrebbe essere la lingua che, come il latino medievale nella diffusione della Chiesa, ha caratterizzato l'irresistibile espansione della scienza e della tecnologia, la risposta sarebbe particolarmente imbarazzante. Sì, in un certo senso una tale lingua esiste: spesso parliamo del "linguaggio" della scienza e della tecnica. Se noi però intendessimo considerare questa lingua come l'unica possibile lingua mondiale ausiliaria dei tempi moderni, subito ci renderemmo conto che il linguaggio della scienza e della tecnologia non è una "lingua" nel senso pieno del termine, ma, nella migliore delle ipotesi, solo un ampio insieme di termini e di espressioni internazionali che compare nelle varie lingue naturali in forme leggermente divergenti. Purtroppo non possiamo analizzare ulteriormente l'affascinante ipotesi secondo cui sarebbe persino naturale che la scienza e la tecnologia fossero incapaci di andare oltre la semplice diffusione mondiale di un gran numero di termini tecnici specifici per dar vita a una vera e propria lingua.

 

Questa incapacità potrebbe benissimo dipendere dal fatto che il mondo della scienza si compone di idee distinte che non si prestano a fondare un modello completo e coerente. In altri termini, la "lingua" della scienza e della tecnologia non è veramente una lingua, perché il sistema della scienza e della tecnologia non è veramente una filosofia.

 

In termini interlinguistici tutto ciò significa che, per quanto la "lingua" della scienza e della tecnologia non sia una lingua a rigore di termini, sebbene possa fornirci un rilevante numero di parole e di frasi di validità internazionale in varie forme nazionali, peculiari, sia facilmente riconoscibili, essa può però costituire il nucleo di una lingua completa. Essa in realtà non è che l'insieme frammentario della sola lingua internazionale che noi possediamo nella pratica sociale e culturale.

 

Il compito dell'interlinguista pratico, perciò, diviene quello di compiere una selezione e di operare un ordinamento delle parole già internazionali, facilitando così la loro articolazione in una lingua pienamente sviluppata - una lingua che, naturalmente, sebbene debba avere come base e stessa ragion d'essere il vasto campo dei dati tecnologici, sia in grado di servire anche ogni arte e ogni sforzo umano, fino ai più comuni bisogni della nostra vita quotidiana.

 

 


2. Le parole internazionali

 

Nel senso più vasto del termine, una "parola internazionale" è un termine che compare in più di una lingua nazionale. Le parole tedesche Bank, Maus, Haus, Automobile, Bier, per esempio, sono identiche alle inglesi bank, house, automobile e bere, salvo leggere differenze nella grafia e nella pronuncia. Si noti altresì il francese asse con l'italiano assai, oppure lo spagnolo guadañar o l'italiano guadagnare, il quale trova nel gotico waidanjanil suo affine più naturale.

 

Il loro significato, naturalmente, è parte essenziale. Se fossero semanticamente distinte, come l'inglese also e la tedesca also, non potrebbero essere considerate parole identiche.

 

Vi sono due tipi di parole internazionali. I termini tedesco ed inglese Hause house rappresentano un primo tipo che deve la sua diffusione internazionale alla comune ascendenza etimologica; parole di questo tipo sono internazionali per parentela nel senso stretto del termine. In secondo luogo, l'internazionalità, dei termini tedesco ed inglese Automobil e automobile è dovuta alla transizione di parole da una lingua all'altra; parole di questo tipo, sebbene considerate parenti alla lontana, dovrebbero essere considerate internazionali sulla base del prestito o della diffusione.

 

Nella sua accezione più ampia, il termine "lingua internazionale" indicherebbe un enorme numero di parole che ricorrono soltanto in poche lingue di minor diffusione. Le parole internazionali, infatti, differiscono notevolmente nella loro diffusione. Da un punto di vista pratico bisogna considerare solo quelle parole internazionali che abbiano ottenuto un vasto consenso nel mondo da parte di chi è attivo nelle relazioni internazionali, e che è di conseguenza interessato alla normalizzazione dei termini che incontra. Se è vero che le parole internazionali differiscono quanto a raggio di diffusione, esse potrebbero però essere raggruppate rispetto alla loro lingua d'origine o "centro d'irradiazione".

 

Vi sono centri d'irradiazione importanti e meno importanti. Le parole di vasta diffusione internazionale possono provenire da entrambi. La parola igloo, per esempio, gode di una rispettabile diffusione. Essa compare in eschimese, in inglese, in francese, in russo, e in molte altre lingue. L'eschimese, però, non è un centro d'irradiazione rilevante. Tali "centri d'irradiazione" minori possono essere trascurati senza temere di perdere importanti elementi del vocabolario internazionale. Per precauzione è utile accertarsi che il possibile contributo di ogni centro non considerato sia però presente altrove. Trascurare il centro d'irradiazione eschimese non implica la perdita della parola internazionale igloo se abbiamo considerato l'inglese, il russo, il francese o qualsiasi altra lingua che conosca questa parola.

 

Restringere il numero delle lingue che esaminiamo per scoprirvi le parole internazionali non implica l'esclusione, dalla lista risultante, di parole internazionali d'origine remota. E per ragioni pratiche che distinguiamo il gruppo di lingue che esaminiamo per raccogliervi le parole internazionali. Comunque comporremo più facilmente una lista di quelle generalmente più internazionali se questa sfera ristretta adempie a due requisiti:

 

1) Deve trattarsi di un potente centro d'irradiazione di parole internazionali, un centro che abbia contribuito largamente alla diffusione di parole internazionali nel mondo;

 

2) Deve possedere un alto grado di ricettività per quanto riguarda il materiale irradiato da altre lingue. Per quanto riguarda il secondo di questi requisiti, la lingua inglese è il centro di irradiamento più prossimo all'ideale. Difficilmente un'altra lingua potrebbe competere con l'inglese per quanto riguarda la "capacità ricettiva".

 

Senza dubbio una lista di parole di ampio irradiamento internazionale al di fuori dell'orbita dell'inglese includerebbe ben poco con la possibile eccezione di un vocabolario abbastanza sostanzioso "irradiato" dal mondo islamico verso la Spagna, l'Europa dell'est, e verso parte dell'Asia, ma non verso il mondo di lingua inglese. Questo potrebbe sembrare un pregiudizio eurocentrico, ma se pur si considera l'enorme influsso storico del cinese sul giapponese, coreano, mongolo, tibetano, vietnamita, e dell'indiano sull'indonesiano, cambogiano, thai e tibetano, il discorso non cambierebbe perché, che ci piaccia o no, queste lingue non hanno avuto alcuna influenza sullo scambio culturale del mondo moderno nel suo complesso.

 

Il primo requisito, che riguarda la facoltà d'irradiazione di parole internazionali, è un tema più complesso. Non vi è lingua che possa stare al di sopra delle altre per quanto riguarda la massa dei suoi contributi al vocabolario internazionale, o che possa fare l'inglese rispetto alla sua capacità di assimilare parole straniere.

 

Il gruppo più importante di parole internazionali è senza dubbio il complesso di termini tecnici della scienza e della tecnologia. Nella stragrande maggioranza dei casi la terminologia tecnica internazionale è costruita su termini latini, greci, o greco-latini. Essa non è il contributo di una lingua particolare, nemmeno del greco e del latino presi insieme, perché include un numero considerevole di termini sconosciuti ai locutori naturali delle due lingue classiche.

 

Socrate parlò in greco per tutta la vita, ma non usò mai il telefono e non poteva sapere che questa parola proviene dalla sua madrelingua. Parole di questo tipo possono essere raggruppate, secondo la loro origine comune, in un tipo di neolatino teorico non mai parlato in nessun luogo, ma che pure traspare nelle diverse lingue romanze contemporanee. Considerate come gruppo a sé, come eredi naturali del latino, e quindi come rappresentanti a pieno titolo della fonte neolatina della maggior parte del vocabolario tecnico internazionale, le lingue romanze rappresentano il centro d'irradiazione di parole internazionali più attivo e più forte.

 

3. Le varianti ed i loro prototipi

 

 

Una cosa è determinare quali parole debbano essere considerate parte del vocabolario internazionale, altra cosa è determinare la forma nella quale esse debbono normalizzate. La lingua d'origine di una data parola internazionale non ci è d'aiuto per risolvere questo problema. Per esempio, la parola tedesca "Statistik" e la parola inglese "penicillin" (tedesche e inglesi in origine) sarebbero, se continuassero ad essere scritte in questo modo nella lista di parole d'ampia diffusione, ancora prettamente tedesche ed inglesi, e quindi non "internazionali". La loro forma deve essere quindi "internazionalizzata", cioè normalizzata o standardizzata sulla base delle loro varianti che troviamo nelle lingue nazionali. I prototipi risultanti non sono né inglesi, né tedeschi, né greci, né latini: la loro forma è tale da essere subito riconoscibile da parte del locutore di qualunque lingua.

 

Né la parola tedesca Statistik, né naturalmente l'inglese statistics, né la francese statistique possono essere considerate internazionali. Nel vocabolario internazionale questa parola deve essere rappresentata da una forma da cui Statistik, statistics, statistique siano varianti determinate dalle peculiarità idiosincratiche rispettivamente del tedesco, dell'inglese e del francese.

 

Il procedimento di normalizzazione delle forme variabili delle parole internazionali, al fine di giungere al prototipo standardizzato non potrà essere assimilato ad un'unica metodologia verificabile, valida per ogni caso, a meno che le varianti stesse, e quindi le lingue da cui provengono, abbiano una base comune su cui possano essere fondati i principi della normalizzazione stessa.

 

Le lingue romanze hanno una tale base comune nel latino. Esse inoltre rappresentano il più potente centro d'irradiazione di parole internazionali. Sono quindi da considerare come importanti depositi in cui la ricerca può svolgersi in modo molto promettente.

 

3.1 Lingue-fonti o di riferimento

 

 

Per quanto riguarda le parole internazionali d'origine straniera la lingua inglese risponde nel modo più pieno ai requisiti di potere ricettivo. Le lingue romanze si adattano meglio ai requisiti d'irradiazione produttiva di parole internazionali. La migliore scelta di lingue per effettuare una ricerca sistematica di parole internazionali è di conseguenza la combinazione di inglese e lingue romanze. Ci riferiremo quindi riferimento a queste lingue come a lingue-fonti o di riferimento.

 

L'inclusione dell'inglese non interferisce con l'esigenza che le lingue da esaminare per la compilazione del vocabolario internazionale abbiano una base comune. L'inglese condivide la stessa base delle lingue romanze. Il suo vocabolario è così fortemente romanzo, che, a questo riguardo, qualunque possa essere la situazione per altri aspetti, esso è una lingua romanza.

 

Il gruppo linguistico anglo-romanzo può vantare circa un miliardo di locutori. Questo quarto di umanità non include nessun gruppo etnico che non sia implicato in attività internazionali. Certamente non include tutta la popolazione del globo coinvolta negli affari internazionali, ma certamente la maggior parte d'esso. Alcuni esempi possono servire per dimostrare come il gruppo linguistico anglo-romanzo costituisca un gruppo di lingue-fonti in cui possono essere collazionate parole internazionali dall'origine più varia.

 

La parola ebraica per "inferno", ge hinnom, è largamente internazionale, ma per accettarla nel vocabolario internazionale non è necessario passare dall'ebraico poiché la parola compare nell'inglese gehenna, nel francese gehenne, nello spagnolo gehena e nell'italiano gehenna.

 

La parola araba che compare nell'inglese come alcove può allo stesso modo essere trovata in un ambito non arabo, perché compare nell'italiano e nel portoghese come alcova, nello spagnolo come alcoba, e nel francese come alcove.

 

Un esempio di parola internazionale d'origine russa che compare in inglese è mammoth, in francese troviamo mammouth, in spagnolo mamut, in italiano mammut.

 

Un esempio tedesco è la parola Feldspath, in inglese feldspar, francese feldspath, in italiano feldspato, in spagnolo feldespato.

 

L'argomentazione a favore di un gruppo ristretto di lingue da cui trarre parole internazionali, nell'interesse di un esame più ampio non preclude la possibilità di spostarne i confini. Al posto di una o due lingue del gruppo anglo-romanzo, possono essere incluse una o due lingue d'almeno uguale importanza, attesochè naturalmente gli elementi esaminati posseggano ancora una base comune, cioè che il loro centro di gravità rimanga nella sfera anglo-romanza. Nella compilazione di questo dizionario si è deciso che il campo di ricerca si ampliasse tanto da includere il tedesco, o il russo, o entrambi. La decisione di non avvalersi della stessa procedura per altre lingue fu raggiunta dopo che molti test avevano dimostrato che un'ulteriore complicazione della nostra metodologia non avrebbe influito in modo apprezzabile sui risultati.

 

Di tutte le lingue utilizzate anche al di fuori del gruppo dei loro locutori nativi si può affermare che esse furono diffuse oltre i loro confini nazionali da una espansione culturale dinamica o da meccanismi legati all'utilità. Esse sono utilizzate come indispensabili strumenti culturali o utilitaristici. L'internazionalismo moderno è largamente condizionato dalla scienza e dalla tecnologia. La moderna lingua internazionale, o Interlingua, è il linguaggio della scienza e della tecnologia. Strettamente parlando, essa non costituisce una lingua completa, ma piuttosto un insieme di termini internazionali d'origine varia, il cui centro di gravità si trova nella tradizione greco-latina. Essa può essere collazionata in un gruppo omogeneo di lingue-fonti di riferimento che non solo rappresenti la tradizione greco-latina del nostro tempo, ma che ha pure assorbito tutte le parole internazionali più significative irradiate da altri centri. Questo gruppo è il gruppo linguistico anglo-romanzo, con il tedesco ed il russo come contributori potenziali.

 

 

4. Metodi e tecniche 

 

 

4.1 I criteri di selezione dei termini internazionali

 

Per il vocabolario internazionale abbiamo ritenuto i termini correnti comuni alle lingue anglo-romanze. Le lingue da esaminare singolarmente sono: l'italiano, il francese, l'inglese e, considerati un tutto, lo spagnolo-portoghese. Le due lingue iberiche sono considerate assieme non perché si dubiti della loro importanza individuale, ma perché il loro significato nel gruppo delle lingue romanze è simile. L'assenza di una parola dal vocabolario di una delle lingue menzionate è spesso una coincidenza che da sola non pare sufficiente a bandirla dal vocabolario internazionale. Possono essere considerate come lingue supplementari anche al posto di qualsiasi lingua anglo-romanza il tedesco ed il russo. Una formula sintetica preliminare per definire il criterio di internazionalità può essere così enunciata: "si può accettare un termine come internazionale quando la sua presenza è attestata - in forme e significati corrispondenti - in almeno tre delle seguenti lingue linguistiche: italiano, spagnolo e/o portoghese, francese e inglese, con tedesco e russo come possibili complementi".

 

L'applicazione pratica di questa regola comporta un certo numero di problemi.

 

a) La questione se una parola sia o no presente in una data lingua non è sempre chiara e semplice. Per verificare l'esistenza di un dato termine anche oscuro non è nemmeno possibile che ci limitiamo a quanto ci riportano dizionari scelti. Bisognerà cercare i termini tecnici nei dizionari tecnici, mentre le espressioni comuni dovranno essere cercate nei dizionari del linguaggio corrente. Inoltre, l'investigazione non dovrà limitarsi sempre e in ogni caso al vocabolario corrente. Per esempio, benché la parola francese tuer(uccidere), non abbia relazione formale con l'italiano uccidere, vi sono tracce in francese, del verbo occire. Anche in spagnolo, la cui usuale parola per 'uccidere' è matar, un vecchio verbo corrispondente all'italiano uccidere e al francese occire è sopravvissuto almeno nella sua forma articipiale occiso. In questo caso - e in casi simili - si può concludere che dietro a tuere a matar, vi sono forme più antiche che corrispondono all'italiano uccidere, cosicché il requisito d'internazionalità è adempiuto per quanto riguarda una parola come 'uccidere'; che corrisponde direttamente al latino occidere. Se portiamo alle estreme conseguenze questo procedimento giungiamo a giustificare l'inclusione nel vocabolario internazionale di parole corrispondenti a tutti i termini latini, a condizione che compaiano in un modo o in un altro nelle lingue moderne. A prima vista una tale interpretazione allargata della regola di internazionalità moderna delle parole può parer arbitraria. Se si esamina la cosa più a fondo, però, si resta colpiti dal fatto che le lingue occidentali hanno tutte la tendenza a ricorrere al materiale linguistico classico, prevalentemente latino, quando si tratta di coniare nuove espressioni. Lo notiamo nei casi in cui si etichettano nuove idee, nuovi fatti e nuove cose, e quando abbiamo bisogno di un sinonimo per un termine tradizionalmente disponibile.

 

b) Il principio di corrispondenza formale di parole nelle varie lingue contribuenti richiede una certa tolleranza. Le parole inglesi automobile e fidelity corrispondono del tutto alle francesi automobile e fidelité, alle spagnole automovile fidelidad. Il secondo termine è dovunque il discendente diretto del latino fidelitas/fidelitat- e si presenta sempre come un aggettivo reso sostantivo con l'aggiunta di un suffisso -it- in varie forme etimologicamente analoghe. Il primo, invece, è una moderna parola composita, formata da elementi etimologici identici. Succede però che in italiano, per esempio, la parola amaritudine non trovi nello spagnolo e nel francese equivalenti con piena corrispondenza etimologica. Il francese amertume e lo spagnolo amargor, così come i sinonimi italiani amarore e amarezza, hanno sostituito i suffissi originari latini con suffissi diversi. Tali sostituzioni di suffisso, che non derivano da bisogni espressivi, non devono permettere di bandire una parola dal suo status internazionale, perché in essi la differenziazione della forma non implica una differenziazione del significato. Vi sono numerosi esempi proposti da aggettivi inglesi che spesso differiscono dalle parole corrispondenti in altre lingue per un suffisso senza particolare significato. Il suffisso -al in fanatical non ha significato alcuno. Esso non fa differire la parola dal suo sinonimo fanatiche non giustifica discriminazione alcuna fra esso ed il francese fanatique, l'italiano fanatico, ecc. Lo stesso vale per l'inglese voracious, il cui suffisso -ious è particolarmente inglese. La parola corrispondente francese è vorace, quella spagnola voraz, ecc..

 

c) Vi sono numerose parole che, paradossalmente, non compaiono come tali in una data lingua, ma solo potenzialmente. In inglese, per esempio, il tipo derivazionale di versatile/versatility, visible/visibility, ecc. sono così normali che la ricorrenza eccezionale di un isolato proximity senza aggettivo corrispondente colpisce lo studente come se si trattasse di un "incidente" della lingua inglese. Vi dovrebbe pure essere un aggettivo come proxim, o meglio proximous. La frequenza delle parole ed il netto carattere dell'affisso inglese -ity permette di asserire che dietro il nome proximity esiste, almeno potenzialmente, un aggettivo che può accompagnarsi all'italiano prossimo quindi contribuire allo status internazionale dell'aggettivo che sta dietro il derivato. Lo stesso ragionamento non potrebbe applicarsi se non esistesse alcun aggettivo dietro proximity in altre lingue. D'altro canto, la regola vale pure in casi in cui la situazione appare rovesciata, ossia, dove la semplice parola è pienamente internazionale, mentre il suo derivato è disponibile solo a livello potenziale. Gli affissi che, quando compaiono in formazioni d'irradiazione limitata, ne facilitano l'assunzione, nel vocabolario internazionale, devono essere frequenti e chiari. Tutti i termini che compaiono in questa categoria sono rappresentati nel corpo di questo dizionario, con speciale menzione.

 

Quello che abbiamo affermato circa i derivati a irradiazione limitata, ma provvisti d'affissi internazionali si applica pure ai composti. Ad esempio, la parola italiana fiammifero: essa si compone di elementi di carattere internazionale e non ambiguo. La parola come tale, però, ricorre solo in una lingua, ma la presenza dei suoi elementi in tutte le lingue contributrici giustifica la tesi che questa parola sia potenzialmente internazionale. In un numero considerevole di casi, ove concetti a irradiazione internazionale ricorrono con numerosi termini non collegati fra di loro, si potrà trovare una forma internazionale adeguata nel vocabolario internazionale esaminando come questa si presenta in una singola lingua, e tentando di ricuperare la sua rappresentazione potenziale nelle lingue-fonti.

 

 

4.2 La forma delle parole internazionali in serie derivative

 

 

 

I prototipi discussi finora possono essere definiti come gli antenati culturali comuni documentati o ipotetici più vicini dai quali tutte le varianti contributrici si sono sviluppate secondo le leggi e i motivi operanti nelle varie lingue considerate. Questo implica che, nel caso dei sostantivi e degli aggettivi derivati dal latino, il prototipo non coincide normalmente con il nominativo originale (cioè con la forma che convenzionalmente entra nei dizionari), ma piuttosto con la forma che compare nelle forme tematiche e atematiche (troncate) dei casi obliqui del latino. Questo avviene perché nelle lingue romanze, quando - nel corso del loro sviluppo dal latino - esse persero il loro sistema di declinazione dei sostantivi e degli aggettivi, gli aggettivi ed i sostantivi preservarono un caso a discapito di tutti gli altri, derivato dal caso obliquo. Il francese "pied", lo spagnolo "pie", ecc. non si svilupparono dal latino "pes", ma dal latino "pedem"; così, "pede" può essere considerato una "combinazione" (normalizzazione) di "pedem", "pedis" ecc.

 

Questo prototipo non è altro che la radice tematica dei casi obliqui del latino, che compare ancora nei sostantivi e negli aggettivi derivati. Una parola come "temporal" (in qualunque sua variante) è normalizzata non dal latino "tempus", ma da "temporis, tempore", ecc.

 

Il prototipo dell'inglese "pontiff", e le varianti romanze corrispondenti che stabiliscono l'internazionalità della parola, è "pontifice", mentre quello di "pontificale" dei suoi equivalenti romanzi è "pontifical". La continuità di forma della coppia prototipica pontifice-pontifical (in contrasto all'inglese pontiff-pontifical, al tedesco pontifex-pontifikal), è una caratteristica importante del vocabolario internazionale. Esso permette l'interpretazione di assumere "pontifical" come forma derivata particolare di "pontifice", proprio come, diciamo, "brotherly" in inglese può essere considerato una forma aggettivale di "brother".

 

Se questa regola dovesse essere accettata in linea di massima nel vocabolario internazionale, i suoi derivati dovranno sempre avere un'attinenza con il prototipo che si trova nel vocabolario. Per esempio: il prototipo dell'italiano "tempo", dello spagnolo "tiempo", del portoghese "tiempo" e del francese "temps" dev'essere, proprio, per via dei suoi derivati, "tempore", nonostante il fatto che l'antenato formalmente ed etimologicamente più vicino a queste varianti sia "tempus".

 

L'italiano "cuore", lo spagnolo "corazon", il portoghese "coracao", "cor", il francese "coeur", non avranno il proprio prototipo in "core", che riflette la declinazione volgare latina "cor, coris" (invece della classica "cor, cordis"), ma saranno standardizzati in "corde", per via del derivato "cordial", una derivazione del latino medioevale con il suffisso -ial sulla radice "corde".

 

 

 

4.3 Le finali

 

 

Come ogni altro elemento formativo, anche i suffissi appaiono in forme prototipiche fisse che non variano a casaccio da una parola all'altra. Se pure è un fatto storico che i suffissi nell'inglese agile e in fossil sono identici, e se inoltre, nelle altre lingue contributrici essi sono identici, come in realtà lo sono, allora la differenza inglese fra questo particolare -ile e questo particolare -il non dovrà lasciare traccia nelle forme internazionali. La forma comune dalla quale il suffisso rappresentato dall'inglese -alsi è evoluta nelle varie lingue, è una forma tecnicamente conosciuta come una forma dei casi obliqui latini di -alis, cioè -alem. Questo -alem è il padre di tutte le varianti contributrici, ma la sua piena conformazione è stata mantenuta solo dall'italiano. Tutte le altre lingue di riferimento omettono la -e finale. Quindi il prototipo che serve come forma internazionale del suffisso lo dovrà omettere. Il suffisso appare così come -al.

 

Un poco più complesso è il caso dei suffissi paralleli che sono sorti dal latino -ilis. Anch'esso compare nell'italiano con la finale -e in ogni caso, ma l'allineamento come l'inglese civile agile, lo spagnolo civil, agil, l'italiano civile e agile, il francese civile agile, porta all'introduzione di due forme prototipiche, la prima, -il, che porta l'accento ed omette la -e; l'altra -ile, fornita della finale -e che compare dopo una sillaba accentuata.

 

Questi dati possono essere considerati da un altro punto di vista. Infatti, come regola generale che si applica alle forme presenti in questo dizionario, una -e finale dopo -l- (e allo stesso modo dopo -n-e -r-) indica che l'accento tonico deve cadere sulla terz'ultima sillaba, come in agile, al contrario di civil, in automobile, al contrario di infantil, come in ordine, al contrario di asinin, come in arbore, al contrario di professor, ecc.

 

4.3.1 Le finali degli infiniti

 

Il procedimento prototipico delineato sopra implicherebbe infiniti in -are, -ere e -ire. Nel caso di -ale di -il, è di nuovo solo l'italiano che conserva sistematicamente la finale -e. Dato però che l'inglese assorbe i verbi romanzi di regola senza la terminazione romanza dell'infinito, esso non può assistere le lingue francese ed iberiche per esigere la conservazione dell'-e finale. Se pure quest'astensione dell'inglese non è certo fatta per permettere all'italiano di risolvere la questione in favore del proprio uso peculiare, rimane solo la possibilità di lasciare che le forme prototipiche dell'infinito seguano il modello di casi comparabili, come per esempio, quello dei suffissi -al e -il. Cosi le forme prototipiche delle terminazioni dell'infinito appariranno come -ar, -er, e -ir.

 

Dato che la suddivisione dei verbi latini in -ere in due gruppi con accento rispettivamente sulla penultima e sulla terz'ultima sillaba si rintraccia chiaramente nelle moderne lingue romanze, il prototipo della terminazione dell'infinito dei verbi potrebbe essere diverso per ciascuno di questi due casi. La distinzione risultante di verbi in -er con l'accento sull'ultima sillaba e verbi in -ere con l'accento sulla terz'ultima sillaba corrisponderebbe ampiamente ai due tipi di verbi in -er. I verbi "deboli" in -er mostrerebbero derivati in -it-più in -ion, -ive, -ura, ecc. mentre i verbi "forti" in -ere formerebbero derivati aggiungendo -ion, -ive, -ura. In questo dizionario peròtale distinzione non si applica.

 

4.3.2 Le finali degli aggettivi

 

Uno speciale problema sorge al riguardo delle classi di aggettivi, che mantengono, in tutte le lingue romanze, una differenza fra forma maschile e forma femminile. Qui la procedura prototipica si scontra con un punto di grammatica che dovrà ora essere discusso.

 

Il prototipo del francese/inglese "grande" dell'italiano/spagnolo/portoghese "grande" emerge chiaramente con "grande". Invece nel caso della parola internazionale corrispondente all'inglese "saint", il risultato non è così ben determinato, perché qui il sistema inflessionale latino sopravvive in tutte le lingue romanze non solo con una forma distinta per il plurale, ma anche con forme maschili e femminili distinte. Il prototipo aggettivale dell'inglese/francese "sainte" dello spagnolo/portoghese/italiano "santo", sarebbe "santo", mentre quello dell'inglese "saint", del francese "sainte", e dello spagnolo/portoghese/italiano "santa", sarebbe "santa". Se questa parola venisse usata per rappresentare "santo", o "santa", le forme sancto/sancta sarebbero soddisfacenti, ma le loro funzioni aggettivali sarebbero utilizzabili se la grammatica della lingua internazionale prevedesse una corrispondente distinzione di genere. E possibile immaginare un vocabolario internazionale che funzioni con un sistema grammaticale che mantenga una distinzione di genere. Si sono fatti, a questo proposito dei tentativi, che però non si sono rivelati soddisfacenti. La procedura adottata in questo dizionario è quella favorita dalla maggior parte di coloro che usano il vocabolario internazionale.

 

Tutti gli aggettivi vengono qui trattati come se le lingue romanze conoscessero solo l'unico tipo di aggettivo in cui non vi sia distinzione fra maschile e femminile. Le voci riportate nel vocabolario non mostrano così alcuna differenza per quanto riguarda la differenza tra le vocali finali nei due tipi "grande" e "sancte".

 

 

4.4 Le famiglie di parole

 

 

Le regole di normalizzazione del prototipo stabilisce, per quanto riguarda i vocabolario internazionale standardizzato, una chiara continuità delle serie derivative. Tali serie, spesso consociate in famiglie di parole più o meno estese, esistono in tutte le lingue di riferimento. In molti casi, però, esse sono state oscurate da tratti peculiari o "incidenti" storici. E funzione importante della tecnica prototipica di restituirle all'evidenza. Serie oscurate come l'inglese letter - literal, o publish - publication emergono nel vocabolario internazionale con un'evidente continuità come littera - litteral, publicar - publication. Questo è di straordinaria importanza, in una lingua ausiliaria, perché favorisce la formazione di derivati autonomi. Il principio che regge la limitazione delle serie derivative (o famiglie di parole) del vocabolario internazionale è quello di un parallelo fra continuità formale e continuità semantica.

 

Dato che, in inglese, la nozione di "causal" è derivata_da cause, le parole standardizzate corrispondenti appaiono in una serie continua come causa-causal. Dato che, d'altro canto, la nozione di "causal" non è in alcun modo collegata con l'inglese "thing" (sebbene il francese "chose", lo spagnolo "cosa" ecc. siano derivati storicamente dal latino "causa"), la parola stardardizzata internazionale corrispondente a "thing" non compare nella stessa serie, ma emerge come "cosa". I prototipi "cosa" e "causa", nei termini del vocabolario internazionale standardizzato, appartengono a due diverse famiglie, sebbene le forme corrispondenti, nelle lingue romanze di riferimento, appartengano tutte all'unica famiglia etimologica (il latino "causa"). Questi ed altri aspetti della tecnica prototipica e dei suoi risultati sono particolarmente importanti nel caso di certi verbi e dei loro derivati. Uno studio più particolareggiato di alcune famiglie di verbi può essere a questo punto utile.

 

 

"Tener" è il prototipo dell'italiano "tenere", dello spagnolo "tener", del portoghese "ter" e del francese "tenir". L'antenato etimologico latino è "tenere", che è il capostipite di un'ampia famiglia di derivati e di composti. Fra i suoi derivati dal carattere internazionale che compaiono anche in inglese, troviano "tenace" (tenace), "tenacitate" (tenacia), "tenor" (tenore), ecc. In latino i composti di "tenere" appaiono con un caratteristico cambio di vocale in "abstinere, continere, ecc." (con derivati d'entrambi i tipi: "abstinentia" e "retentio"). Le lingue moderne non hanno mantenuto tali mutazioni vocaliche negli infiniti composti. Li hanno invece adattati come semplici verbi, p.es. lo spagnolo "tener - abstener", francese "tenir - contenir", ecc. Però i derivati internazionali di alcuni di questi composti (abstinente - continente ecc.) riconducono al modello latino. Così, nel vocabolario internazionale, compaiono: "abstiner, continer, pertiner", ma "detener, intertener, mantener, obtener, retener, sustener". Nel caso di questa famiglia di verbi, i diversi rami sono consociati da una chiara continuità di significato. La nozione di 'comprendere in sé' viene conservata dovunque: "continer" ('avere come contenuto' e 'trattenere'); "mantener" ('sostenere'); "detener" ('tenere in custodia'); ecc.

 

Un caso in cui un ramo di una famiglia etimologica sia venuto a trovarsi completamente staccato dagli altri, sia nella forma che nel significato, sia nelle lingue di riferimento, che nel vocabolario internazionale, è quella del latino "pendere", 'sospendere', e 'pesare', col suo derivato "pensum" 'qualcosa di pesato, un peso'. Ne vengono "pensare", 'pesare', e figurativamente 'soppesare, ponderare, considerare' che ha dato origine, nelle lingue romanze, a due distinte serie derivate. La parola 'stabilire il peso' è in italiano "pesare", spagnolo/portoghese "pesar", francese "peser", inglese, anche "to poise". Esse sono completamente distinte, sia nella forma che nel significato, dalle parole romanze per 'usare la mente': italiano pensare, spagnolo/portoghese "pensar", francese "penser", la cui forma standardizzata è "pensar", e i cui derivati compaiono come "pensative, pensator" ecc. Nelle lingue moderne nessuna di queste parole si rivela sia formalmente che semanticamente come derivata da 'stabilire il peso'. Di conseguenza, la parola internazionale per l'inglese "weight" non è da loro influenzata, e compare come "pesar", che può essere considerata un derivato di peso (il prototipo dell'italiano / spagnolo / portoghese "peso", del francese "poids", inglese "poise", dal già menzionato latino "pensum"). E così che "peso-pesar" costituisce una nuova famiglia indipendente da "pensar".

 

Un caso lievemente differente occorre nella famiglia del latino "prehendere/prendere". Il derivato "prehensio/prensio" compare nelle lingue di riferimento nell'italiano "prensione", spagnolo "prension", portoghese "preensao", francese "prehension", inglese "prehension", che corrispondono ai prototipi *prehensione - prension". La forma latina contratta "prensio" ha prodotto un'altra serie interamente autonoma. Essa è rappresentata dall'italiano "prigione", dallo spagnolo "prision", dal portoghese "prisao", dal francese/inglese "prison". Foneticamente tutte queste varianti nazionali possiedono in comune la perdita della -n- latina prima di -s-ed in cambiamento della -e-radicale in -i-. Inoltre, sul piano semantico non si osserva in inglese nessuna connessione fra 'prison'e l'atto di prendere. Inoltre i derivati di "prison", cioè "prisoner, to imprison", e i loro equivalenti romanzi, sono in stretta connessione solo con la loro origine immediata, ma non con la famiglia latina di "prehendere". Così ne risulta una famiglia autonoma formata da "prision, prisionero, imprisionar, ecc."

 

 

4.5 Alcuni esempi al di fuori della famiglia delle lingue neolatine

 

La tecnica prototipica fin qui illustrata si occupa solo di parole che derivano dal latino, o che sono costruite su materiale latino. E necessario fare ulteriori esempi a proposito dei seguenti gruppi:

 

1) parole di origine greca, incluse derivazioni classiche - originarie o trasmesse tramite il latino -, così come 'neologismi' costruiti su materiale linguistico greco. 2) Parole di origine germanica penetrate nelle lingue romanze in epoca post-classica che si sono pienamente assimilate. 3) Parole straniere, ricevute in diversi periodi da varie lingue al di fuori di quelle anglo-romanze, assimilate più o meno completamente.

 

1. Nel caso di parole d'origine greca succede spesso che termini che hanno valore semantico di derivati siano formalmente indipendenti da quella che si potrebbe supporre essere la loro radice. Nel vocabolario standardizzato la radice non esercita nessuna influenza sul derivato. Così la forma internazionale di "terapeutico" non ha implicazioni formali dirette con "terapia", sebbene è evidente che una sia l'aggettivo dell'altra. Entrambe derivano dal verbo greco "therapeuein". "Terapia" compare nel vocabolario internazionale come "therapia", e "terapeutico" come "therapeutic". L'interdipendenza semantica dei due non è reperibile formalmente né nelle lingue di riferimento, né quindi nel vocabolario internazionale. Esse compaiono nel dizionario come due voci senza connessione formale alcuna. In altri casi la relazione formale per derivazione che esisteva in greco si è completamente oscurata nelle lingue moderne, le quali trattano queste parole esattamente come "therapia-therapeutic". Quest'oscuramento è spesso dovuto al fatto che i membri di una serie derivativa in greco furono assunti dal latino o dalle lingue moderne come parole individuali, in cui connessione formale con altre parole greche della stessa famiglia non era più evidente. La parola greca "phlegmatikos" era un derivato di "phlegma", con la radice flessiva "phlegmat-"; ciononostante quest'ultima parola non compare nelle lingue moderne, e certamente in nessuno dei membri del gruppo di riferimento anglo-romanzo, in una forma corrispondente all'antica radice derivazionale. Essa è rappresentata dovunque dal nominativo greco-latino e compare nella forma corrispondente nel vocabolario internazionale, ossia come phlegma, senza che questa abbia rapporti formali diretti con l'aggettivo "phlegmatic". Nella maggior parte delle parole d'origine greca, però, la continuità formale delle serie derivative emerge nel vocabolario internazionale altrettanto chiaramente di quanto succeda con le serie di parole d'origine latina.

 

2. Accanto al greco, i contributori del vocabolario internazionale più importanti sono le lingue germaniche. Il loro ruolo nel vocabolario internazionale permette due osservazioni specifiche. Vi sono molte parole inglesi d'origine germanica che sono collegate a parole di altre lingue di riferimento tramite una comune parentela indo-europea. Esempi ne siano l'inglese "beech" e lo spagnolo "haya", l'inglese "father" e l'italiano "padre", l'inglese "brother" e il francese "frere", ecc.. In tutti questi casi la forma germanica (quando naturalmente vi è una perfetta corrispondenza formale e semantica) potrà essere considerata una variante contributrice che si aggiunge all'irradiazione internazionale della parola in questione. Come per la tecnica prototipica, le parole di questa categoria possono essere standardizzata esclusivamente a partire dalle loro varianti romanze. Qui l'inclusione di una parola affine germanica produrrebbe prototipi su radice indo-europea, troppo limitati per sostenere un vocabolario internazionale. Così il francese "frere", l'italiano "fratello" (con un suffisso che può essere scartato) e l'inglese "brother" stabiliscono l'internazionalitàdi una parola che è rappresentata dalla forma standardizzata "fratre", determinata senz'alcun riferimento alla variante germanica. Un problema connesso, e molto più importante, è quello di parole d'origine germanica rappresentate da varianti imprestate alle lingue di riferimento romanze, siano esse appoggiate o no da una forma reperibile in inglese. La maggior parte delle parole di questa categoria furono assunte dalle lingue romanze durante l'alto medio-evo (VI-XII secolo) quando la supremazia germanica specialmente nel campo della legge e della guerra, si fece sentire in ogni parte dell'Europa occidentale. Se la forma inglese di tali parole è disponibile (e generalmente lo è), essa allora potràessere considerata una variante di forme romanze, adatta ad aggiungersi all'irradiamento internazionale della parola in questione, ma non adatta ad entrare nella determinazione del suo prototipo. La parola francese "hareng", l'italiano "aringa", lo spagnolo/portoghese "arenque", sono varianti romanze del germanico occidentale "haring". E quindi identica alle parole germaniche (inglese "herring" e tedesco "Hering"). Il significato della parola non fa sorgere nuovi problemi. Essa ha pieno raggio internazionale attraverso tutte le lingue di riferimento. Per la determinazione del suo prototipo l'inclusione delle varianti inglese e tedesca comporterebbe un risultato su radice germanica. L'esclusione dell'inglese e del tedesco produce il prototipo "haringo", che è la forma con la quale questa parola è rappresentata nel vocabolario internazionale standardizzato.

 

3. Per quanto riguarda la standardizzazione di parole straniere imprestate in data più recente da fonti diverse al di fuori dal gruppo anglo-romanzo, bisogna fare una distinzione fra le parole che sono state pienamente assimilate in tutte le lingue d'adozione e quelle che, avendo conservato la loro forma originale, hanno da sempre mantenuto un carattere di "estraneità". Nella prima categoria vi sono moltissime parole d'origine extra-europea introdotte nelle lingue europee tramite lo spagnolo ed il portoghese. In molti casi le lingue iberiche mostrano una più stretta somiglianza con la struttura formale dell'originale che non le lingue in cui è penetrata di seconda mano. Per esempio, gli equivalenti dell'inglese "carafe" nelle altre lingue di riferimento sono l'italiano "caraffa", il francese "carafe", lo spagnolo/portoghese "garrafa". L'ultimo menzionato, che si avvicina di più all'originale arabo "gharraf", determinerebbe quindi il prototipo di tutte le varianti moderne in "garrafa", se la g- iniziale fosse un tratto tipico anche di un altra lingua-fonte o di riferimento. Invece la -g- è sopraffatta dalla c- iniziale che si trova in ogni altra lingua. La forma internazionale risultante è carrafa. I derivati da prestiti relativamente recenti non sono molto frequenti. Dove compaiono, essi influenzano il prototipo come negli altri casi. Un esempio è la forma internazionale della parola inglese "tea", in italiano té, in francese "the", in spagnolo "te", che corrisponde al nome di questa pianta e della sua bevanda nel dialetto amoy della Cina; il portoghese "cha" (nome specifico per pianta di tè), riflettono la variante mandarina. La combinazione di questi due rami potrebbe essere alquanto problematica se non fosse per l'esistenza del derivato internazionale theina, che perciò serve per determinare il prototipo della parola-radice in "the". Infine parole straniere introdotte nelle lingue di riferimento in tempi relativamente recenti, che hanno conservato il loro carattere peculiare, lo conservano pure nella forma che compare nel vocabolario internazionale. Esempi sono: dall'italiano: "allegro, aria, imbroglio"; dallo spagnolo: "cargo, matador, rancho"; dal francese: "bouquet, bureau, chassis"; dall'inglese: "budget, interview, reporter, standard"; dal tedesco: "Hinterland, Kirschwasser, Landwehr".

 

In alcuni casi le lingue moderne hanno costruito su questi prestiti dei derivati indipendenti di cui solo le finali devono essere standardizzate. Così avremo "interviewar" da "interview", e "standardisar" da "standard". In questo dizionario tali parole "straniere" sono riportate senza segni diacritici, ad eccezione del caso in cui un simile procedimento rendesse impossibile la pronuncia. Così abbiamo il francese defaite, anzichè 'défaite' ma il tedesco ritiene l'umlaut in "kümmel".

 

Le parole inglesi a volte rivelano dalla loro conformazione se esse devono essere internazionalizzate su base americana o inglese. Vedi Parole nazionali in Interlingua.

 

 

5. Il significato dei termini internazionali

 

I criteri che determinano ciò che deve e ciò che non deve comparire nel vocabolario internazionale standardizzato non si occupano solo delle forme, ma anche dei significati. Infatti, per far si che una parola possa essere adottata nel vocabolario internazionale, sia la sua forma che il suo significato devono godere di un'adeguata diffusione internazionale. Per quanto riguarda la forma, i problemi che sorgono a questo proposito si risolvono adeguatamente con una serie di regole; invece le implicazioni dell'internazionalità dei significati sono spesso delicate.

 

In senso negativo, se una parola presente in almeno tre lingue di riferimento presenta "forme identiche" ma significati diversi, essa deve essere esclusa dal vocabolario standardizzato. Lo illustreremo con un esempio: la forma standardizzata "planger", che corrisponde all'italiano "piangere", allo spagnolo "planir", al francese "plaindree" (arcaico e dialettale) all'inglese "to plain". La forma ancestrale latina "plangere" significava "battere facendo rumore, battersi il petto per cordoglio, lamentarsi forte". La variante italiana significa "versar lacrime per dolore o per commozione", la forma spagnola significa "lamentarsi, gemere", il francese significa "compiangere". In inglese essa aveva il significato di "protestare". Le diverse lingue si sono mosse in direzioni diverse per sviluppare il significato delle loro varianti, e questa parola non sarebbe adottabile nel vocabolario internazionale, se non fosse per la frase "planger se de" (lamentarsi di), per la quale le varianti romanze forniscono il triplice accordo richiesto.

 

Ora, i vari significati del verbo "planger" nelle lingue etniche potrebbero ancora essere considerati come vagamente correlati. Si potrebbe osservare che le discrepanza di significati tra l'italiano "piangere" e il francese "plaindre" riguarda solo il grado, così come la discrepanza di significato fra il francese "liberté" e l'inglese "liberty".

 

Appunto nel caso di libertà/liberty le divergenze riguardano sfumature legate a specifiche associazioni e ad usi tradizionali. D'altro canto, è lo stesso concetto del francese "plaindre", non una serie peculiare di sfumature, che differisce dall'italiano piangere. Se si dovesse cercare una comune base concettuale per le due parole, bisognerebbe risalire fino al latino; una nozione comune, infatti, non esiste in nessuna delle varianti moderne.

 

Se in questo senso si definisce un concetto come un nucleo di pensiero cristallizzato in una forma verbale, ne consegue che libertà/ liberty rappresentano lo stesso concetto mentre "plaindree / piangere rappresentano due concetti diversi. Le divergenze di connotazione nel primo di questi esempi non influisce sulla sua adozione nel vocabolario internazionale; le differenze concettuali del secondo li escludono come tali dal vocabolario internazionale. Che vi compaiano come connotazioni del riflessivo "planger se", è una questione diversa. Il significato da adottare per una data parola internazionale è il concetto nucleare che le varianti etniche hanno in comune. Questo non significa che una parola internazionale non possa essere modulata da sfumature, da connotazioni emotive o altro.

 

Tutto questo, proprio come nelle lingue nazionali, è una questione di stile. Se, diciamo, la parola internazionale perla è stata stabilita come la parola che denota "globuletto di vario colore e di forma genericamente sferica che si forma all'interno di certi molluschi, specialmente nell'ostrica perlifera, considerato prezioso", non c'è ragione per cui non dovrebbe essere usata per "una persona eccellente per qualitàe per doti". Così facendo non si abbandona la definizione di base, proprio come non l'abbandona l'uso traslato noto anche in italiano. Qui la continuità semantica fra il nucleo concettuale e la metafora non risulta spezzata. Se venisse spezzata, il significato di "persona eccellente" sarebbe un secondo concetto rappresentato dalla medesima forma sostantivale.

 

Un'ulteriore illustrazione di parole di questo tipo è la parola inglese "star", che può essere usata non solo per stella (corpo celeste), ma anche per 'attore o attrice di successo'. Quest'ultima denotazione che non pretende avere connessioni dirette col corpo celeste. Questo particolare sviluppo, però, non è del tutto internazionale. Le parole tedesche e francesi per 'corpo celeste' possono certo anche essere usate referendosi ad un attore o ad un'attrice di gran fama, ma non senza la connotazione chiaramente metaforica secondo cui la persona in questione può essere considerata come un 'corpo celeste' nel firmamento dell'arte cinematografica. In entrambe le lingue menzionate però i significati secondari dell'inglese starsono spesso veicolati proprio dalla stessa parola inglese star.

 

Nei casi in cui la frattura semantica fra il nucleo concettuale e la sua estensione metaforica è sufficentemente internazionale, o ricorreva in tempi passati nella lingua da cui proviene la parola, il risultato è che la forma internazionale rappresenta due o più nuclei concettuali. Così, in latino esisteva una perfetta continuità nello sviluppo semantico del verbo intendere: da "estendere verso qualcosa" e "dirigere l'attenzione di qualcuno verso qualcosa", a "intendere, proporsi".

 

Dall'accezione "dirigere l'attenzione verso", il latino medioevale sviluppò un nuovo nucleo concettuale: "comprendere", che sopravvive nelle lingue romanze. Il significato corrente del francese "entendre", "ascoltare" è un'ulteriore sviluppo di "comprendere", e rimane limitato a quella lingua. Nel vocabolario internazionale, "intendere, proporsi" e "comprendere", sebbene siano entrambi eredi del medesimo antenato semantico ("dirigere l'attenzione verso"), compaiono come due nozioni diverse. Esse costituiscono i due nuclei concettuali di radice della parola internazionale intender.

 

Nozioni come quelle qui descritte non sono però sempre internazionali. Il nucleo di pensiero "con le mani sui fianchi", espresso con la parola akimbo, è chiaramente limitato ad una lingua. Altre lingue lo possono circoscrivere con l'aiuto di una perifrasi, ad es. il francese con "les mains sur les hanches". Ma dal punto di vista francese questo non è un concetto, lo è piuttosto: "les mains sur les épaules" (con le mani sulle spalle). L'inglese è particolarmente ricco di termini di questo tipo.

 

La maggior parte d'essi è rappresentato da parole che appartengono all'area germanica, come bleak, to befriend, brittle, ecc., ma vi sono pure moltissime parole inglesi d'origine romanza che la lingua usa per esprimere concetti peculiarmente inglese come: "casual, eventual, domineer, ecc."

 

Queste ed altre nozioni, che compaiono in una sola lingua, non vengono come tali adottate nel vocabolario internazionale. Esse sono nozioni che si sono cristallizzate in forme verbali o nominali presenti solo in una lingua. Le altre lingue le esprimono con varie espressioni non cristallizzate. Così fa il vocabolario internazionale, che deve seguire l'uso internazionale.