Incredibile ma vero: a volte anche la legge italiana si fa in inglese

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ROMA. Cominciamo con una dichiarazione di intenti: “la Gazzetta Ufficiale è uno strumento di diffusione, infor­mazione e ufficializzazione di testi legislativi, atti pubblici e privati che debbono giungere a conoscenza dell’intera comunità cui si rivolge con certezza della sua diffusione”. “Giungere a conoscenza dell’intera comunità....” Se uniamo questa frase con l’ancor più nota “la legge non ammette ignoranza”, stiamo freschi. Il fatto è questo: nella Gazzetta Ufficiale del 4.2.2008 è pubblicata la legge 7 gennaio 2008, n.12, recante “Ratifica ed esecuzione del Protocollo sui privilegi e le immunità dell’Or­ganizzazione europea per la ricerca nucleare (CERN), fatto

a Ginevra il 18 marzo 2004". Il testo del protocollo, di ben 17 pagine, è pubblicato in Gazzetta solo in lingua inglese sebbene l’originale sia stato redatto anche in francese. Non c’è in quelle pagine, e questo è il fatto che ci salta agli occhi, una traduzione in italiano. La Gazzetta Ufficiale - che pubblica i testi coordinati di leggi stravolte da decreti leggi, circolari, emendamenti, sta­volta non ha avuto tempo di far tradurre un testo integro che non bisognava coordinare (cioè ricostruire da miriadi di commi). Lo farà? Forse si. Nel frattempo sorgono alcune considerazioni. Si dirà: vabbé, si tratta di una leggina che riguarda un gruppo che agisce nella piccola Svizzera. Una

quisquilia, una pinzellacchera. A parte il fatto che l’inglese non è fra le lingue ufficiali della Confederazione Elvetica (qualcuno ci ha provato ad introdurlo, ma la delicata sensibilità svizzera da quel­l’orecchio non ci sente), il nostro problema è un altro, più nazionale, più “nostro”, se­gno di una certa anglomania che continua a diffondersi anche in Parlamento. Non scordiamoci, infatti, quanto accaduto mesi fa (e che ci fa dire come ai nostri legislatori piaccia sempre più l’uso dell’inglese nelle norme che approvano): in un decreto legislativo si è stabilito che l’eventuale provvedimento di allontanamento dall’Italia di una persona non gradita venga “tradotto in una lingua comprensibile al destinatario, ovvero in inglese”. Un “ov­vero” che, comunque lo si interpreti, rende per legge obbligatorio conoscere quella lingua, tenuto conto che la traduzione in inglese non rappresenta un’ipotesi opzio­nale, ma ben può costituire l’ipotesi ordinaria. Quindi, all’estremo, c’è una lezione da trarre da questi due “usi ufficiali” dell’inglese (nel provvedimento sul CERN come in quello sulle espul­sioni) per una materia na­zionale: tutti sono uguali davanti alla legge, ma si salvano dai suoi rigori solo coloro che hanno i soldi, il tempo e la capacità di ap­prendere una lingua straniera,

Carlo Sarandrea

Cronaca d’Abruzzo 21/2/08