Genova - Saper parlare due lingue fa bene perché stimola la mente e ritarda i sintomi dell’Alzheimer. Lo sostiene la neuroscienziata cognitiva Ellen Bialystock, professoressa di psicologia alla York University di Toronto (Canada) e lo scorso anno premiata al “Killam prize”.

Intervistata dal giornale inglese “Guardian”, la Bialystock ha dichiarato: «Quando una persona bilingue parla in una lingua , gli altri idiomi sono presenti e attivi nella sua testa. Chi padroneggia il bilinguismo incorpora un sistema cognitivo, detto `executive control system´, che risolve la competizione tra le diverse espressioni linguistiche e focalizza l’attenzione. Se si è bilingui si utilizza tale sistema di controllo in ogni momento e ciò fortifica questo meccanismo stesso».

La ricercatrice ha spiegato di aver individuato, in uno studio al centro geriatrico Baycrest a Toronto, 200 casi di malati di Alzheimer e di averli suddivisi in due gruppi. Da una parte chi sapeva parlare solo una lingua, dall’altra chi ne conosceva almeno due. La ricerca ha messo in evidenza che i bilingue presentano mediamente i primi sintomi della malattia a un’età superiore di quattro anni rispetto agli altri.

In uno studio realizzato su 20 monolingua e 20 bilingui, tutti attorno ai 75 anni ed affetti da Alzheimer, è emerso che il gruppo dei bilinguisti era ad uno stadio più avanzato della malattia, tuttavia la loro funzionalità era pari agli altri. La Bialystock ha concluso: «Questo è il vantaggio dei bilingui. Loro possono cavarsela meglio nell’infermità. Inoltre, apprendere una lingua proprio in tarda età, fa bene non in quanto si diventa bilingui, ma perché è un ottimo metodo per tenere in esercizio il cervello».

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