TORONTO - Come ogni lingua, anche il dialetto abruzzese si è arricchito nel corso della sua storia di tante parole provenienti da altre lingue, frutto delle varie dominazioni che si sono alternate sulla zona. A cominciare dai cosiddetti arabismi, penetrati attraverso scorribande lungo le coste: un esempio è “bardascë” (trad. bambino), diffuso nell’area adriatica pescarese-chietina. Cosa che non è successa per il termine albicocca, che è proprio di derivazione araba (la diffusione di questo frutto nel mediterraneo avvenne proprio per merito degli arabi, infatti albicocco deriva dalla parola araba “al-barquq”): da queste parti è infatti rimasto “prëcòchë”, che deriva dal latino “precoquus”. Forti sono anche i germanismi, originati dalla dominazione longobarda, che in Abruzzo è durata dal 571 all’880: dalle parole longobarde “guardia” e “fara” derivano i nomi delle cittadine Guardiagrele, Guardialfiera, Fara Filiorum Petri e Fara San Martino, e di origine longobarda sono i nomi con finale in -esco o -engo (così comuni anche in Lombardia) come Pescosansonesco o Civitaretenga. 

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