Un Manuale di linguistica italiananon può che presentarsi, sin dal titolo, come un trattato per pochi addetti. Se però qualcuno avesse il coraggio di sfogliare quello proposto da Luca Serianni e Giuseppe Antonelli (appena pubblicato da Bruno Mondadori), resterebbe stupito dalla mole di indizi, notazioni, storie, curiosità, suggestioni che possono convergere e incrociarsi in un libro così apparentemente austero. È in realtà una storia discorsiva della cultura italiana attraverso la lingua, fino all’attualità. Ed è una lettura istruttiva in una fase in cui l’italiano non gode di un particolare benessere. I filoni sono tanti. C’è quello letterario, che percorre in parallelo la produzione colta e quella popolare e che ci ricorda come sin dal Cinquecento, quando il pubblico non era numeroso come ai nostri giorni, esisteva una letteratura di consumo dalle alte tirature che comprendeva testi devozionali e romanzi cavallereschi. Un tipo di libro che giocava, come capita oggi, sulla serialità e sulla semplificazione linguistica.

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