In questi giorni è stata pubblicata sull’influente quotidiano The New York Times, l’opinione di Larry Summers – personalità dell’equipe economica di Obama e ex presidente dell’autorevole università di Harvard – che affermava come “l’inglese si confermi come lingua globale anche grazie allo sviluppo dei traduttori elettronici e alla frammentazione degli idiomi”. E concludeva come “non valga dunque la pena, per i nordamericani apprendere altri idiomi perché sono sempre meno necessari nei rapporti negoziali con l’Asia, l’Africa e il Medio Oriente”.

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