Sono circa 250 gli idiomi parlati in Russia, molti dei quali rischiano col tempo di scomparire
Molte lingue russe rappresentano l'impenetrabile mistero dell’anima russa. Il russo in sé è abbastanza misterioso, considerando il tempo in cui si è sviluppato. Dalla prima apparizione di opere in prosa che non erano copie di modelli occidentali (Nikolay Karamzin, nel tardo 18° secolo) alla comparsa dei primi scritti sperimentali del 1920 (con Velimir Chlebnikov) intercorre solo poco più di un secolo.
In questo secolo febbrilmente attivo sono apparse le opere di Tolstoj, Cechov e molti altri. Nemmeno l'America ha conosciuto un tale genere di sviluppo, sebbene disponesse dell’intera raccolta della letteratura inglese da cui partire.
Le prospettive per la lingua russa sono buone; essa appare in un gran numero di pubblicazioni, viene studiata in maniera diligente, viene insegnata all'estero ed è in continuo sviluppo.
Una situazione simile è quella relativa alle lingue dei più numerosi gruppi etnici della Russia: tatar, bashkira, chuvasha e yakuta, che appartengono al ceppo linguistico turco. Anche quest’ultima lingua, quellayakuta, è parlata da più di 1,5 milioni di abitanti sparsi in una delle più grandi regioni della Russia, la Yakutia (3mila chilometri quadrati), e la lingua non è in pericolo di estinzione.
I libri vengono pubblicati in lingua yakuta. Questo idioma, studiato da linguisti ed etnologi, viene insegnato nelle scuole e nelle università ed è utilizzato dai mass media e nell’ambito della cultura artistica. Tutto ciò è in drammatico contrasto con la situazione delle lingue dei piccoli popoli indigeni russi (un termine riconosciuto nei documenti delle Nazioni Unite).
In realtà queste lingue si stanno estinguendo in tutto il mondo, e non solo in Russia. Nella maggior parte dei casi la causa non è negligenza o sciovinismo burocratico, ma le difficili condizioni ambientali, di cui la Russia non fa eccezione.
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