29.04.2004 Corriere dell'Alto Adige

EUROPA Dopo l'allargamento pensiamo alla lingua



Primo maggio: l'Unione europea avrà «ufficialmente» 25 Stati mem­bri, con l'allargamento a dieci nuovi Paesi. Ciò a quasi sessantanni da Yalta e a 15 anni dalla caduta del Mu­ro di Berlino: intuito oltre 450 mi­lioni di abitanti.Dopo la moneta uni­ca, un altro traguardo è stato rag­giunto.

L'allargamento è proprio uno di quei casi in cui gli interessi naziona­li diventano più forti e prevalgono. L'Unione europea allargata ha per­ciò la necessità di raggiungere al più presto un accordo sulla proposta del Trattato di costituzione, al fine di do­tarla di strumenti istituzionali per una coesione politica vera, superan­do veti ed egoismi nazionali. L'Euro-pa è nata da radici culturali e spiri­tuali, quali la cultura greco-romana, il messaggio cristiano e la rivoluzio­ne scientifco-tecnica. Per continua­re a essere tale dovrà cercare di far rinascere e mantenere vivo quello «spirito» originario.

Dopo la caduta dell'impero roma­no, spezzata l'unità politica, anche l'unità linguistica andò perdendosi. Il latino classico fu la lingua univer­sale per tutto il Medioevo per la sua neutralità. Altrettanto oggi lo può essere l'esperanto, idioma concepito per la riconciliazione fra gli uomini, sulla base del principio di uguaglian­za, e costruito sulle «radici» delle lin­gue indo-europee, di cui è la quin­tessenza; esso ha insita la potenzia­lità di cementare l'unità politica del­l'Unione europea.

Renzo Segalla, Bolzano