11.03.05 Corr.AltoA.

Lingue pianificate ed ingegneria linguistica

L'ingegnere della mente Riccardo Manzotti ha assunto come esempio esplicativo della inten­zionalità della mente intuita dal filosofo Franz Brentano ( 1838-1917). Qui ci si limita a un accen­no, assai sommariamente paralle­lo, delle lingue «pianificate», det­te anche «ausiliarie» o «artificia­li», cioè prodotto di una coscien­te «ingegneria linguistica».

L'idea di una lingua, nata da un atto di concezione da parte del­l'uomo, è da tempo, esaurito il ruolo del latino, oggetto di rifles­sione filosofica da Cartesio, Co-menio, Bacone a Leibnitz e altri. Nel XVIII secolo 50 furono i pro­getti di lingue pianificate, circa 250 nel XIX e 560 nel XX fino al 1987, tra cui il «Basic English», sostenuto da Winston Churchill.

Nel 1887 a Varsavia viene pub­blicato, in lingua russa, un libret­to, contenente 16 regole di una «lingvo internacia», a cura del Doktoro Esperanto (Zamenhof), lingua denominata poi Esperanto (Speranzoso). Nasce così una «lingua neutrale» che si propone di contribuire a una migliore com­prensione fra i popoli.

È l’unica lingua pianificata fun­zionante, sopravvissuta alla prova

dei fatti: il suo lessico porta l'im­pronta delle lingue, europee, di cui si può considerare la quintes­senza, la sintesi, rappresentabile dal colore bianco, somma dei co­lori dell'arcobaleno, i quali con­traddistinguono le bandiere degli Stati membri dell'Ue.

Ma non sarebbe forse meglio istituire a Bruxelles un centro per lo studio dell'esperanto, idioma più adatto per conservare «la di­versità nell'unita»?

Renzo Segalla, Bolzano

Corriere dell’Alto Adige 11/3/05