IL PROBLEMA DELLE LINGUE IN EUROPA

Cosa pensate delle lingue in Europa? Piron scrive a Orban.

Il Commissario dell´Unione Europea per il multilinguismo, Leonard Orban, grande sostenitore, almeno a parole, dell’importanza irrinnunciabile del pluralismo linguistico, ha rivolto ai cittadini europei la domanda: 'Cosa pensate delle lingue in Europa?'. Gli scrive Claude Piron, psicologo svizzero esperto di comunicazione internazionale e membro del Consiglio Scientifico di Allarme lingua.Ne ha dato comunicazione l’agenzia stampa Disvastigo, diretta da Giorgio Bronzetti, che ha diramato il testo della lettera che riportiamo di seguito per gentile concessione di Abpress:' Il problema delle lingue in Europa e' caratterizzato dalla tensione tra due bisogni in apparenza contraddittori: il bisogno di comunicare in modo efficace ed il bisogno di rispettare uguaglianza ed anche identita' di ognuno. Avvalersi dell’inglese non e' democratico, anzi porta la maggior parte degli europei all’afasia. Osservi la comunicazione tra due cittadini europei, di lingua non germanica, sulla trentina o quarantina e che abbiano studiato l’inglese per sei o sette anni durante l’iter scolastico: frasi spezzettate, costante ricerca della parola voluta, necessita' di numerose ripetizioni per poter capire, pronuncia bloccata o disturbata di alcuni fonemi, ecc. Quanto all’ investimento necessario in tempo e fatica, il risultato e' piuttosto deludente e riconducibile alla non adattabilita' dell’inglese alle esigenze della comunicazione interculturale. Prova oggettiva ne e' che un investimento 10 volte minore da' un esito decisamente migliore, laddove la lingua di comunicazione venga scelta con piu' discernimento.'Non solo avvalersi dell’inglese non e' democratico, ma nel modo stesso di presentare il problema alle popolazioni si annida un drammatico deficit di democrazia. I principali inganni sono i seguenti:viene fatto credere ai non anglofoni che sia possibile imparare bene l’inglese. Questo e' vero solo per una limitata percentuale di coloro che parlano una lingua germanica o per coloro che hanno i mezzi di frequentare per 4 o 5 anni una universita' di lingua inglese; viene fatto credere che sia possibile imparare bene l’inglese attraverso l’insegnamento scolastico. Da una ricerca condotta ad Hannover su 3700 studenti con 8 – 10 anni d’inglese alle spalle, emerge che solo l’1% e' stato classificato nella categoria 'ottimo' e il 4 percento nella categoria 'buono', in base alle percentuali di successo riferite al test di lingua; viene fatto credere che una volta imparato l´inglese sia possibile comunicare ovunque nel mondo. Nell´Europa continentale oltre il 90 percento della popolazione non e' in grado di capire un brano di inglese corrente. Provi in Polonia o in Francia ad esprimersi in inglese con persone incontrate per strada e si accorgera' di essere stato ingannato sull´universalita' dell´inglese;viene fatto credere che lo status dell’inglese come unica lingua globale sia definitivo, che la cosa sia ineluttabile. La storia insegna che un simile giudizio ha buone probabilita' di essere smentito piu' che di essere convalidato; per molti versi la fonetica dell’inglese la rende molto piu' difficile da pronunciare di gran parte delle altre lingue per la maggioranza della popolazione e per quanto riguarda la padronanza del lessico occorre una fatica doppia rispetto a quella necessaria per un'altra lingua. In quasi tutte le lingue si riscontra un collegamento formale che agevola la memorizzazione di nozioni connesse. In inglese occorre ogni volta imparare due parole diverse: moon / lunar, tooth / dentist, weapon / disarmament. Inoltre non si ha una buona padronanza dell’inglese se non si conoscono migliaia di doppioni del tipo buy / purchase, read / peruse, freedom / liberty, threat / menace, ecc. La maggior parte delle lingue funziona benissimo senza un simile ingombro lessicale. Inoltre non e' affatto vero che l’inglese sia una lingua precisa quanto la maggior parte delle altre lingue. L’inglese e' decisamente piu' approssimativo, per via dei pochi riferimenti grammaticali e dei campi semantici spesso troppo vasti. Ho lavorato con parecchie lingue e nessuna è cosi' ambigua. 'Cio' e' particolarmente deplorevole, specie per i testi giuridici e scientifici.Si fa credere che l’esperanto e' un passatempo, una utopia che non funziona. Se lo paragoniamo, nella pratica, ad altri linguaggi internazionali, cioe' ad una buona conoscenza dell’ inglese, all’ interpretazione simultanea o consecutiva, alla mimica o al linguaggio maccheronico, ecc. ci si rende conto della sua superiorita'. Infatti con l’esperanto non si e' costretti ad investire un solo centesimo nella comunicazione linguistica ed essendo l’impegno decisamente minore (sei mesi di studio dell’esperanto danno una capacita' di comunicazione che in un'altra lingua, inglese compreso, non viene raggiunta nemmeno dopo sei anni), il rapporto costo-efficacia risulta senz’altro piu' favorevole rispetto ad altri sistemi.'La sostituzione dell’inglese con l’esperanto porterebbe ad una apprezzabile riduzione dei costi sia nell’insegnamento che nelle relazioni internazionali e consentirebbe di dedicare ad altri idiomi centinaia di ore di lezione, rendendo in tal modo possibile una effettiva diversificazione nell’insegnamento delle lingue. La scuola tornerebbe a rispecchiare la diversita' culturale invece di essere costretta a influenzare gli studenti con un' unica cultura presentata di fatto come superiore alle altre.'Insomma, l’organizzazione linguistica dell’Europa e del mondo in generale si regge su una impressionante serie di inganni sia perche' i propagatori delle falsita' sono in malafede, sia – ed e' sicuramente il caso piu' frequente — perche' ripetono quanto viene detto senza curarsi di verificare i fatti e di pensare alle conseguenze del loro atteggiamento.

autore: redazione

data: 08.11.2007

NEWSBOX