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Ap – Esperanto
La poesia esperanto in edicola
Dall’Agenzia Disvastio riprendiamo l’articolo del suo direttore, il collega Giorgio Bronzetti:
La pregevole e bella rivista mensile “Poesia” della Crocetti Editore ha pubblicato nei numeri di maggio e giugno (quest’ultimo in questi giorni in edicola) un saggio del Prof. Davide Astori, docente di linguistica presso l’Università di Parma, sulla poesia esperanto cogliendo di sorpresa i cultori italiani della lingua, pensata da Zamenhof come internazionale, assuefatti ad esser considerati dalla stampa nazionale al massimo con sufficienza (Severgnini – il più generoso – sul Corsera ha definito l’esperanto un hobby delizioso come la pesca) e provocando certamente non poco stupore in tanti benpensanti disposti a concepire l’esperanto come mezzo per trasmettere informazioni ma non certo sentimenti. Lo stesso Umberto Eco, prima che decidesse di sostenere l’esperanto nella sua famosa opera “Alla ricerca della lingua perfetta”, si narra abbia detto in classe che l’esperanto non fosse una vera lingua perché non si poteva fare l’amore in esperanto (né quindi scrivere poesie evidentemente) e che un’allieva lo avesse contraddetto dicendo “Mi dispiace, professore, ma le assicuro che si può. Io l’ho fatto”.
Nelle due parti dell’articolo “La poesia esperantista” l’Astori traccia per sommi capi, ma in modo chiaro ed esauriente, insieme alla produzione poetica in esperanto anche la storia del movimento esperantista, ponendo in risalto e chiarendo i motivi e gli ideali che lo hanno ispirato, ma avvertendo anche che “l’Esperanto è oggi visto più come una lingua di uso pratico, atta a creare convegni che sono occasioni di incontro, di conoscenza di realtà straniere, di contatti personali, e paradossalmente gli Esperantisti mettono in pratica , almeno a grandi linee, quegli ideali di fratellanza, internazionalità, rispetto per le minoranze che sono uno dei cuori della loro prima matrice, senza però rendersi appieno conto dello spirito che li sorregge”. Personalmente, senza togliere alcun merito all’autore, non userei tanto il termine esperantista, soprattutto riferito alla poesia, e lascerei da parte le maiuscole. In tempi di tramonto delle ideologie, cause del resto di immani catastrofi si guardano con sospetto ormai tutti gli ismi e gli isti. Eccellente la scelta delle poesie che vanno dagli albori della lingua con le composizioni “epiche” di Zamenhof ai giorni nostri con le delicate liriche della Boulton, poetessa inglese. La maggior parte delle poesie riportate sono state tradotte per la prima volta in italiano permettendo così la loro conoscenza ad un più vasto pubblico
L’uscita del saggio dell’Astori rappresenta pertanto un evento culturale del tutto eccezionale da più punti di vista, non ultimo quello di costituire un ottimo testo per gli esami di magistero degli insegnanti di esperanto, e se ne dà merito oltre che all’autore anche alla Crocetti Editore e all’Associazione Culturale Poesia che hanno favorito la pubblicazione.
Giorgio Bronzetti