CODE03/10623 (24/7) (fidest) Le lingue europee. Con l’ingresso dei 10 nuovi Stati sembra essersi ristretta anziché allargata la base linguistica attraverso la quale la Comunità europea informa i suoi cittadini. E’ questa l’impressione che ne traiamo da un progetto tenuto in massima parte riservato dove emerge che le lingue ufficiali e le varie forme di comunicazione saranno sempre più concentrate in tre lingue: francese, inglese e tedesco. Tale linea di tendenza vuole, in pratica, imprimere nei cittadini europei la convinzione che si potrà dialogare in Europa solo sulla base di un numero ristretto di lingue e, sotto sotto, il convincimento che si possa arrivare ad una o al massimo due. L’italiano e lo spagnolo e il portoghese, quindi, sono condannate ad essere solo un’espressione culturale ma non di uso pratico per l’uso corrente dei rapporti tra stati e cittadini. Lo stesso dicasi per le altre lingue. Questo lento ma inesorabile processo di sintesi linguistica ci pone seri problemi al nostro interno considerato il fatto che siamo poco adusi a praticare le lingue, date le ben note carenze rappresentate in tal senso dall’istruzione scolastica. Vi è persino il rischio, per quanto lo consideriamo allo stato remoto, che le nostre università si attrezzino per gli anni a venire su due possibilità: l’insegnamento in “dialetto locale” e in Inglese. In questo modo si abbandonerebbe del tutto la lingua italiana dai testi scolastici, diciamo a livello universitario. D’altra parte si sa già che molte pubblicazioni conservano la loro matrice linguistica in Inglese, Francese e Tedesco ed in tal senso sono consultate anche dagli studiosi o discenti italiani.