FIRENZE
DAL MONDIALE DI ESPERANTO L’ELOGIO DELLE LINGUE
Alla Fortezza da Basso l’oratore ufficiale del 91° Congresso Mondiale di Esperanto François Grin dell’università di Ginevra ha affrontato, A Firenze, davanti ad oltre 2.200 delegati di 65 paesi, il problema del multilinguismo e delle soluzioni offerte dal mondo moderno. L’attuale egemonia linguistica a favore dell’inglese, ha detto il relatore, è in certo qual modo pericolosa perché non costituisce un vantaggio reale, pur offrendo una sensazione di soluzione parziale: infatti essa riduce nel pubblico la coscienza dei problemi di comunicazione, e tutti i costi della comunicazione internazionale sono spostati sulle spalle dei soli non anglofoni. Una ricerca commissionata dalla Comunità Europea dà una stima prudenziale di 17 miliardi di euro annui come costi sopportati dalla comunità internazionale verso il mondo anglofono nella situazione attuale, in confronto a una situazione di parità linguistica, quale sarebbe quella di un reale multilinguismo paritario o quella dell’esperanto come lingua di intercomunicazione.
François Grin, che, pur non essendo esperantista, ha letto la sua relazione in un chiaro esperanto, ha in sostanza riassunto il rapporto che porta il suo nome sull’egemonia linguistica in Europa che si può leggere nell’originale “Coûts et justice linguistique dans l'élargissement de l'Union europeenne” in http://www.disvastigo.it/approfondimenti/approfondimenti_110.htm o in traduzione in italiano in http://www.disvastigo.it/approfondimenti/approfondimenti_111.htm. Altrettanto interessante il rapporto di Grin “L'enseignement des langues étrangères comme politique publique” eseguito per conto dell’Haut Conseil de l'Evaluation de l'Ecole e che si può ugualmente visualizzare negli approfondimenti di www.disvastigo.it dove si può leggere anche un articolo di commento a Grin di Anne Pittelaud su Le Courrier in originale e in traduzione.
François Grin, che ha anche con molta sincerità dichiarato di non poter essere ritenuto sic et simpliciter un propugnatore dell’esperanto e di aver citato l’esperanto come simulazione di una situazione neutra, ha rivolto, a conclusione del suo seguito intervento, l’esortazione agli esperantisti a battersi per la diversità linguistica, il che ci trova del tutto consenzienti sia perché se non si amano le lingue non si può amare l’esperanto sia perché i valori culturali trovano espressione e nutrimento nella diversità delle lingue.
In collaborazione con Disvastigo 303 dell’1/8/06