L'OSSERVATORE ROMANO: SAREBBE PERFETTO
«Il latino torni lingua mondiale»
ROMA
Il latino lingua ufficiale nel mondo in un futuro non tanto lontano. Un sogno? Non per l'Osservatore Romano, che rilancia l'idea e parla del latino come lingua ideale se si vuole rispondere all'esigenza di individuare un «idoneo strumento di comunicazione internazionale», posta in generale dal processo di globalizzazione e in particolare dalla realtà dell'Unione Europea i cui Paesi hanno ininterrottamente usato il latino per circa venti secoli. Proprio il motto ufficiale dell'Europa anche oggi suona nella stessa lingua - «In varietate concordia» - come del resto quello degli Stati Uniti, «E pluribus unum».
Oggi, scrive Mario Gabriele Giordano sul quotidiano della Santa Sede, «la questione del latino» viene riproposta con forza. E dà il via ad un dibattito, non solo ferragostano. Nell'articolo si sottolinea infatti che se è vero che in un recente passato - gli Anni Sessanta e Settanta - si eliminò il latino dai programmi della scuola dell'obbligo «con decisioni assunte non certo per improponibili ragioni culturali o didattiche ma per ragioni ideologiche o, più impropriamente, demagogiche», è altrettanto vero che in Europa e nel mondo, il latino veniva invece fatto oggetto di una crescente attenzione attraverso concrete iniziative di studio e di diffusione.
In Finlandia, per esempio, circa dieci anni fa veniva addirittura creata una radio, «Nuntii latini», che tuttora trasmette aggiornati notiziari redatti nella lingua di Cicerone. L'Osservatore Romano sottolinea inoltre come in Italia lo studio del latino fu bollato come residuo di una concezione elitaria della scuola e come elemento di discriminazione sociale all'interno del processo educativo. E questo «palese pregiudizio maturato nel particolare clima politico del tempo» venne tra l'altro a sacrificare -scrive Giordano - la funzione strumentale dello studio del latino «quale occasione di riflessione sulla natura e la dinamica della struttura linguistica in generale, con la ben nota conseguenza di una diffusa e persistente ignoranza nell'uso scritto dell'italiano».
Oggi comunque in Italia, per quanto immutato resti il quadro scolastico, questa lingua e ciò che essa significa in fatto di cultura e di civiltà «non rappresentano più da qualche tempo quel tabù che per lunghi decenni avevano anacronisticamente rappresentato». Tanto è vero, sostiene l'Osservatore, che servizi giornalistici, trasmissioni radiofoniche e televisive, forum, convegni, riviste specializzate soprattutto on line pongono con sempre maggiore frequenza la questione del latino.
E' per questo che, sostiene il giornale del Vaticano, «ancora oggi il latino è tutt'altro che morto, e non solo in quanto lingua ufficiale della Chiesa Cattolica, strumento internazionale delle classificazioni scientifiche o fonte di etimi, calchi, suffissi e prefissi per le più diverse esigenze espressive». «E' tutt'altro che morto - aggiunge - soprattutto perchè presente, oltre che come attivo riflesso di civiltà, come vasta e dinamica componente lessicale, non solo nelle lingue neolatine ma anche in tutte le altre e principalmente in quella inglese tanto che gli studiosi parlano sempre più di anglolatinismo». [r. i.]
Come si direbbe...
Ecco alcuni esempi di
traduzione in latino di
espressioni e vocaboli
contemporanei.
Aperitivo - Promuisis-idis
Aria condizionata -
Temperatus aér
Ascensore - Anabathrum-i
Autostrada - Via autocinetica
Bicicletta - Birota-ae
Bomba atomica - Pyrobolus
atomicus
Calciatore - Pilae coriaceae
lusor
Grattacielo - Caeliscalpium-ii
Kamikaze - Voluntarius sui
interemptor
Lavatrice - Fullonica electrica
Microspia - Exiguum
mechanema exptoratorium
Razzo - Radius ignifer
Sigaretta - Fistula nicotiana
Supermercato -
Supervenalicium, vel
pantopolium
Surgelatore - Arca gelatoria
Telefonare - Telephonice loqui
Volante - Rota moderatrìx
La Stampa 13/8/06 pag 8
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