"La Lingua Internazionale è qualcosa di prezioso", come ha detto Marco Pannella, intervenuto in pieno sciopero della fame alla conferenza stampa sulla manifestazione di testimonianza alla beatificazione di Giovanni Paolo II. Testimonianza politica, quella dell'Associazione Radicale "Esperanto", ma anche e soprattutto storica. L'evento, seguito da un milione e mezzo di persone secondo le principali fonti giornalistiche, ha visto personalità e culture diverse convergere verso una delle figure, nel bene e nel male, più importanti del Novecento. Il punto di convergenza? Forse nessuno: perché i volti del Pontificato di Wojtyla sono molti, delicati ed eterogenei.
Fra questi, c'è il sostegno all'Esperanto. Nel 1994, il Partito Radicale inviò una lettera a Giovanni Paolo II, chiedendogli di fare i consueti auguri pasquali anche nella lingua creata da Zamenhof. Egli accolse l'auspicio. Da allora nacque una tradizione che continua ancora oggi, sotto il Pontificato del suo successore.
Indispensabile, quindi, rendere omaggio a questo aspetto del Papa, uno dei meno conosciuti eppure sostanziali ed emblematici. Al di là del discorso strettamente linguistico (l'aver vissuto personalmente l'oppressione della lingua russa sotto il regime sovietico in quanto polacco, ad esempio), la Lingua Internazionale rientra nella concezione universalistica della Chiesa moderna in modo particolare, ed è significativo che a introdurla fra le lingue della benedizione Urbi et Orbi sia stato proprio il Papa che ha ricoperto buona parte della seconda metà del Novecento, fino ai primi anni di questo millennio, con il suo Pontificato.
L'auspicio esperantista ora è poter continuare un dialogo attivo e partecipe con la Chiesa e le scuole cattoliche per il difficile cammino della Lingua Internazionale.