Che lingue si parlano fuori Trieste, negli inquieti Balcani post-jugoslavi? Esattamente fino a venti anni fa la risposta sarebbe stata semplice ed univoca: la lingua veicolare e predominante dell’area era, di fatto, il serbocroato (si, scritto proprio così, una sola parola), usato da venti milioni di persone.

Come si sa, vennero i nazionalismi ed il mosaico della Jugoslavia federale si frantumò in tanti staterelli ansiosissimi di dimostrare le proprie irriducibili specificità etniche e culturali, talora inventandole di sana pianta. Così, seguendo le nuove frontiere delle aggressive identità nazionali, le lingue sono divenute delle vere e proprie armi, dato che – come titola un recente Quaderno Speciale della rivista Limes – “lingua è potere”. Con due conseguenze.

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