BRUXELLES - Riparte la polemica sul multilinguismo in Europa e nelle istituzioni europee. Sulla carta sono 23 le lingue ufficiali della Babele-Europa ma la Commissione europea, rifugiandosi dietro la necessita' di contenere i costi di traduzione, raramente le usa tutte per le consultazioni pubbliche che dovrebbero essere alla base delle sue iniziative legislative. Molto spesso i testi sono solo in inglese. Un comportamento che oggi l'Ombudsman europeo, Nikiforos Diamandouros, ha messo sotto accusa esprimendosi sul ricorso che tre anni fa e' stato presentato da un avvocato spagnolo.
In una nota Diamandouros ha definito, ''ristrettiva'', ''arbitraria'', ''contraria ai principi di apertura, buona amministrazione e non-discriminazione'' la politica della Commissione. Per l'Ombudsman ''i cittadini europei non possono effettivamente esercitare il loro diritto di partecipare al processo decisionale quando i documenti delle consultazioni pubbliche non sono disponibili in tutte le lingue ufficiali dell'Unione''.
Il ricorso dell'avvocato spagnolo e' stato condiviso dall'Ombudsman che ha chiesto all'esecutivo di rispettare l'uso di tutte le 23 lingue ufficiali. Ma la Commissione ''ha rifiutato di seguire la raccomandazione argomentando che il principio del multilinguismo dipende dalla ristrettezza di tempo e dalla risorse disponibili''.
L'Ombudsman ha dichiarato di condividere pienamente la risoluzione, approvata nel giugno scorso, con cui anche il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione ri rivedere la sua politica sul multilinguismo. Questione, quest'ultima, che e' alla base del rifiuto di Italia e Spagna di aderire al sistema di brevetto europeo fondato sul trilinguismo (inglese, francese, tedesco) avviato dalla 'cooperazione rafforzata' cui aderiscono 25 paesi e contro la quale pende il ricorso del nostro paese alla Corte di Giustizia europea.