Il multilinguismo rientra tra i principi fondamentali dell’UE, sin dall’inizio del processo di integrazione, in quanto la coesistenza armoniosa di molte lingue è riconosciuta come valore fondamentale dell’UE dal Trattato di Lisbona che rispetta la ricchezza rappresentata dalla diversità culturale e linguistica, e vigila sulla tutela e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo, in coerenza con quanto stabilito dall’art. 22 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

La politica ufficiale di multilinguismo dell’UE, espressamente voluta come strumento di governo, è unica al mondo e persegue tre obiettivi distinti: incoraggiare l’apprendimento delle lingue e promuovere la diversità linguistica nella società; favorire un’economia multilingue efficiente; dare ai cittadini un accesso alla legislazione, alle procedure e alle informazioni dell’Unione europea nella loro lingua. Per l’Unione europea, l’uso delle lingue dei suoi cittadini è uno dei fattori che contribuiscono a renderla più trasparente, legittima ed efficiente, oltre a dare un valido contributo alla competitività dell’economia europea.

Nel 2002, a Barcellona, i capi di Stato e di governo si sono posti come obiettivo comune l’insegnamento di due lingue straniere, fin dall’infanzia, a tutti i cittadini. L’obiettivo, detto “di Barcellona” (“lingua materna più due”) segna il passaggio da una politica mirante semplicemente a preservare le lingue ad una politica che si propone di svilupparne attivamente le potenzialità.

Leggi l'articolo di Simona Viacelli - cittadinoeuropeo.net