Il Papa autorizza messe e sacramenti in tzotzil e tzetzal, le antiche lingue indigene precedenti la conquista del Messico
Una “rivoluzione” il cui significato supera l’ambito strettamente locale a cui si riferisce in prima battuta la decisione di Papa Francesco. Nella provincia del Chiapas, la regione indigena per eccellenza del Messico meridionale, potranno essere celebrate messe e impartiti sacramenti in lingua tzotzil e tzetzal i due idiomi parlati da un settore significativo della popolazione locale. I sacerdoti potranno anche confessare in queste lingue ed anzi, sono invitati ad apprenderle se non le sanno per poter servire veramente la loro gente.
Tzotzil e tzetzal sono i gruppi indigeni più numerosi nel mosaico delle popolazioni locali, situati principalmente sulle alture della regione di Los Altos e gli altipiani centrali del Chiapas, divisi in circa venti municipi; discendono in linea diretta dai Maya, di cui hanno conservato una delle lingue parlate da questa antica civiltà che ha popolato il Messico e l’area dell’America Centrale che si estende dal sud della Penisola dello Yucatán fino agli attuali Honduras ed El Salvador, passando per il Guatemala ed il Belize.
La decisione di consentire l’uso delle due lingue nei principali momenti liturgici l’ha presa Papa Francisco senza clamori, e Luis Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo di San Cristobal de las Casas, ne ha dato notizia informando clero, religiosi e fedeli che da Roma è arrivata “l’approvazione per l’uso delle formule sacramentali in tzeltal y tzotzil per il battesimo, la cresima, la messa, la confessione, l’unzione degli infermi e l’ordinazione”.
I testi in tzotzil e tzetzal sono stati preparati da esperti e presentati al plenum dei vescovi messicani per poi prendere la via di Roma, dove sono stati a loro volta esaminati dalle Congregazioni per il Culto Divino e la Dottrina della Fede, che li hanno giudicati “sicuri”, tanto sul piano dottrinale che culturale.
Il vescovo Arizmendi ha anche fatto sapere che è in corso la traduzione della Bibbia e dei testi liturgici in Náhuatl, lingua parlata da più di un milione e mezzo di messicani, che è stata usata anche dalla Vergine di Guadalupe con l’indio Juan Diego nella celebre apparizione della collina del Tepeyac la mattina del 9 dicembre 1531.
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