17.12.2004 Alto Adige

L'Ucraina, patria dell'esperanto



Ucraina vuoi dire "terra di confine", ai confini dell'Euro­pa; la sua superficie è quasi il doppio di quella d'Italia; qua­si 50 milioni sono i suoi abi­tanti (78% ucraini, 17% russi, 5% altri). Ci sono: ortodossi, fedeli a Mosca, altri a Kiev, capitale; greco-ortodossi, cat­tolici polacchi, ebrei rimasti. Nel 988 Vladimir, principe del nucleo dei vichinghi, ab­bracciò il cristianesimo, inve­ce dell'isiam.

' La lingua appartiene al gruppo slavo orientale, come il russo, ma è diversa. L'ucrai­no fu la lingua proibita dallo zar Alessandro II nel 1876. In quel periodo uno studente ebreo, Ludovico L. Zamen-hof, a Bialystok (ora Polo­nia), abitata da russi, polac­chi, ebrei, tedeschi, lituani, avvertì i contrasti fra perso­ne diverse per condizioni so­ciali, religione e lingua. Al fi­ne di agevolare la comunica­zione e attenuare così le in­comprensioni concepì e svi­luppò un idioma semplificato ausiliare, neutrale, di impron­ta europea, il cui lessico è per due terzi ricavato dalle lin­gue neo-latine, il 20% da quelle germaniche, il 10% da quel­le slave, che pubblicò, nel 1887, in un opuscolo con lo pseudonimo Doktoro Espe­ranto (che spera).

Oggi a Kiev (2,5 milioni), co­me allora in Bialystok (100 mi­la) le identità si contrastano e si confondono. L'Ucraina è' spaccata tra Est, industriale, filorusso e Ovest, agricolo, te­cnologico, commerciale, fi­looccidentale. L'Ucraina era detta "il granaio d'Europa". Ma purtroppo negli anni Trenta Stalin lo svuotò e vie­tò anche l'Esperanto. A Kiev l'arco di amicizia con i russi è per gli ucraini il giogo. Il po­polo ucraino, filoocidentale con la sua tenace opposizio­ne, detta "rivoluzione aran­cione", dimostrata pacifica­mente in piazza dell'Indipen­denza a Kiev, è riuscito ad ot­tenere la ripetizione del bal­lottaggio prevista il 26 dicem­bre, aspirando alla libertà e alla democrazia, grazie anche alla mediazione dei rappre­sentanti dell'Uè nelle persone di Javier Spiana, affiancato dai leader di Polonia e Litua­nia. Ciò è essenziale per l'u­nità dell'Ucraina e per un av­vicinamento tra Kiev e Bru­xelles e tra l'Ue e gli Usa. L'U­craina è parte integrante del­l'Europa: entro il 9 dicembre è prevista la firma dei piani d'azione bilaterali tra Ue e al­tri sette stati, tra cui proprio l'Ucraina.

Renzo Segalla BOLZANO