27.11.2004 Il Corriere della Sera
Esperanto «Jes, dankon» (sì grazie) Chi vuole una lingua per tutti?
Il Nuovo Zanichelli, I Corsi, La Messa. Milano parla Europeo
UTOPIE di Poletti Filippo, Ghezzi Marta
Si legge come si scrive, ha una grammatica di 16 regole senza eccezioni, ma soprattutto è di tutti, non appartenendo - a rigore - a nessuno: è dei milanesi come dei palermitani, degli anglosassoni come dei portoghesi. È l' esperanto, la lingua franca creata a tavolino 117 anni fa per favorire le relazioni internazionali. Nel Bel Paese il quartiere generale è a Milano: qui si tengono il maggior numero di corsi per principianti e di livello avanzato, qui hanno sede la Federazione esperantista italiana (FEI), la Gioventù esperantista italiana (IEJ) e uno dei circoli più antichi d' Europa che ogni venerdì - in via De Predis 9 alle 21.15 - si apre a quanti parlano l' idioma creato dall' ebreo polacco Ludovico Lazzaro Zamenhof, lo stesso cui Palazzo Marino ha dedicato una via.
A riaccendere gli entusiasmi degli oltre 500 esperantisti meneghini è la pubblicazione del dizionario bilingue esperanto-italiano a cura di Zanichelli: 519 pagine a misura di tasca con tanto di frasi fatte utilissime per cavarsela alle poste o sull' Atm.
I circa 100 iscritti ai corsi milanesi - dai 30 anni in su - condividono lo slogan esperantista: «A ogni popolo la propria lingua. Una lingua per tutti: l' esperanto». Diverse sono, però, le motivazioni che spingono ciascuno di loro a imparare questa lingua seguendo le orme di Tolstoj, Padre Kolbe, del Nobel per l' economia Selten o di Wojtyla: «Al pari del cellulare - racconta Giovanni Conti, 72 anni, iscritto al secondo corso - l' esperanto è uno strumento di comunicazione. Non potrò mai scordare il senso di solidarietà che ho provato nel 2003 al congresso mondiale di esperanto di Göteborg parlando la stessa lingua con persone di tutto il mondo».
«Per perfezionarlo - aggiungono sorridendo dai banchi di scuola del Centro di formazione e lingue comunale i coniugi Claudio e Gabriella Gorla, 64 e 62 anni - non occorre fare costosi soggiorni all' estero o ingaggiare un madrelingua: basta essere in due, come nel nostro caso». C' è chi lo utilizza come «attrezzo da ginnastica mentale - spiegano lo scolaro Lorenzo Brignoli e il suo professore Aldo Taccani classe 1931 -. Praticarlo è come giocare col lego. Le parole si costruiscono a partire dalle radici delle lingue neolatine come l' italiano e il francese, di quelle germaniche tedesca o inglese, e di quelle slave, polacca e ceca». Il risultato? Per usare un' espressione cara a Leopardi, è una specie di algebra del linguaggio: «È un "distillato" delle principali famiglie linguistiche europee - rimarca Flavia Dal Ziglio, 28 anni, del consiglio direttivo dell' IEJ - e dunque rappresenta un ponte tra di esse». Per alcuni milanesi, poi, «è un strumento di lotta - dice Andrea Zagarrì, 37 anni, dipendente di una multinazionale americana - contro l' uso di una sola lingua nazionale nei rapporti internazionali. È necessario un nuovo ordine linguistico universale che garantisca eguaglianza, pluralità e una comunicazione efficace tra chi parla lingue diverse».
«L' inglese non è la fonte di ogni male - mette in guardia il direttore del laboratorio linguistico della Normale di Pisa, Pier Marco Bertinetto -. Non c' è dubbio che dovremo continuare a impararlo. Ma sarebbe nostra convenienza, nell' Unione europea, adottare una scelta diversa e autenticamente egualitaria, per assicurare uguali condizioni di partenza a tutti i cittadini».
Così pensa anche l' autore del nuovo dizionario Zanichelli, Umberto Broccatelli: «Se l' Europa assumerà un ruolo nel mondo, trasformandosi negli "Stati Uniti d' Europa", questo potrà portare a una autonoma politica linguistica, nella quale la soluzione di una lingua franca dovrà trovare spazio».
«L' esperanto - tira le somme Ermigi Rodari, 70 anni, segretario del circolo esperantista milanese - non è un' utopia: è una speranza. Come la pace nel mondo».
ISTRUZIONI PER L' USO
I CORSI Circolo esperantista milanese, via De Predis 9, mart. 18-19.30, tel. 02.23.64.190, 50 euro ; Centro di lingue del Comune, via Marsala 8, merc. 18.30-20.30, tel. 02.58.10.08.57, 50 euro ; Unitre di Milano, via Papa Gregorio XIV 16, mart. ore 15.30, tel. 02.86.06.41
LE ISTITUZIONI Federazione esperantista italiana e Gioventù esperantista italiana, via Villoresi 38, tel. 02.58.10.08.57
LA MESSA Terzo sabato del mese, chiesa di San Tomaso, via S. Tomaso 2, ore 16.45, tel. 02.87.74.01
L' ANNIVERSARIO Il 15 dicembre 2004, 145° anniversario della nascita di Ludovico Lazzaro Zamenhof, fondatore dell' esperanto.
IL FRASARIO «Hotelon malmultekostan» è un albergo economico Ecco un frasario essenziale in esperanto.
Se volete sapere dove è possibile trovare un taxi, imparate questa frase: «Kie mi povas trovi taksion?».
Se non sapete dove andare a dormire, fatevi consigliare un albergo economico: «Ĉu vi povas rekomendi al mi hotelon malmultekostan?».
Al ristorante, poi, chiedete il piatto del giorno: «Kiu estas via hodiaua plado?» e - se dimenticassero di consegnarvela - la «kvitancon», la ricevuta.
Una volta memorizzate queste frasi, non illudetevi però di conoscere l' esperanto. I trabocchetti sono dietro l' angolo così come i fraintendimenti: «kulo», ad esempio, è tutt' altro che una volgarità, ma la classica e noiosa zanzara.
CORRIERE DELLA SERA 27/11/04 pag 57
Esperanto "Jes, dankon"
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