Una lingua comune per unire l'Europa
Ieri e oggi. Quasi 150 anni fa, imperante in Austria il giovane Francesco Giuseppe, il governo aveva a disposizione una organizzazione amministrativa altamente centralizzata, che consentiva di gestire tutti i tenitori tra loro assai diversi per stirpe, lingua e nazionalità. Però nel Consiglio di Stato (Reichsrat) sussistevano due schieramenti: ungheresi, cèchi e sloveni lottavano per un programma federalista; i tedeschi, invece, volevano conservare una forte organizzazione centralizzata: dopo 400 anni non erano riusciti a convivere in modo adeguato. Perciò, già dal 1866, si sentiva la necessità del dibattito per il ripristino delle condizioni di costituzionalità; si avvertiva la mancanza del concetto di Stato, su cui aveva preso il sopravvento il concetto di nazionalità: il suddito non si qualificava come «austriaco», ma secondo la propria lingua materna (tedesco, cèco, sloveno, italiano). Nel 1918 avveniva il crollo dell' impero «austro-ungarico», la dissoluzione del grande «Stato plurinazionale», costituito dagli Asburgo in quasi 700 anni di storia.
tUnione europea, raggruppamento di Stati indipendenti, di lingue diverse, ma di radici culturali e spirituali comuni, è invece un sistema federativo, costituitosi dì propria spontanea volontà, al fine di tutelare nel modo migliore gli interessi comuni, come la difesa, la politica estera, i rapporti commerciali. Per unificazione, per esempio, sono sorti gli Stati uniti d'America, la Confederazione elvetica, la Repubblica federale tedesca. La diversità delle lingue nella Uè costituisce però un grosso muro con poche aperture di comunicazione fra i popoli. Il plurilinguismo per tutti è un mi-
raggio. Decorre invece un idioma comune, alla portata di tutti, di stampo europeo, veicolare delle culture, come fu il latino per tutto il Medioevo, in cui ognuno si riconosca come appartenente all'Ue e con cui si senta cittadino «europeo». Questa coscienza è una delle prime condizioni vitali della Uè, come si deduce dagli ammaestramenti della storia. Tali requisiti possiede l'idioma pianificato ausiliare, pronto per l'uso, giacché la sua funzionalità è attestata da oltre un secolo in tutti i campi: l'esperanto.
Renzo Seguila, Lenzumo di Conca
Corriere del Trentino 22/9/04